mercoledì 19 ottobre 2016

Ci sono 12 miliardi a deficit. Prime retromarce su Equitalia

Matteo Renzi non ama che si discuta degli zero virgola. Ma è proprio lì che si concentrerà l’analisi di Bruxelles sulla manovra italiana. Buon ultimo il governo ha mandato nella notte alla Commissione Ue il Bilancio programmatico di bilancio dove si legge che il deficit strutturale per il 2017 (sempre che siano riconosciute le circostanze eccezionali per terremoto e migranti per il 2017 per lo 0,4% del pil) resterà inchiodato all’1,2%, come nel 2016.

Il premier ha dunque deciso di non fare neanche quello sforzo dello 0,1% che l’Europa gli chiedeva rispetto allo 0,6% richiesto dal fiscal compact. Scelta che potrebbe rendere più difficile la trattativa. Il negoziato, che dovrebbe portare ad un primo verdetto entro novembre, è già aperto. Anche perché la prossima settimana arriveranno i tecnici della Commissione a verificare il rispetto delle «raccomandazioni» dello scorso maggio per compensare gli «squilibri macroeconomici». Nel mirino ci sono principalmente gli interventi una tantum, ma anche le richieste di flessibilità aggiuntiva e le previsioni macroeconomiche. «Stiamo valutando fino a che punto possiamo considerare eccezionali alcune spese e realistici i gettiti previsti da alcune misure», hanno fatto sapere da Bruxelles, sottolineando comunque che il clima è «sereno e costruttivo».
«Siamo in regola», ha assicurato Pier Caro Padoan, ribadendo che nella manovra non ci sono «contentini agli elettori», ma una «riduzione permanente delle tasse».    Così come strutturali saranno gli interventi per le famiglie, ha spiegato il ministro per gli Affari regionali Enrico Costa, rivendicando il ruolo di Area Popolare nel promuovere il pacchetto. «Le risorse stanziate», ha detto, «ammontano a 600 milioni per il 2017 e 700 milioni per gli anni successivi». Molta la carne al fuoco: dall’assegno di 800 euro per i nuovi nati (mamma domani, che si aggiunge al bonus bebè) al voucher fino a mille euro per i primi tre anni del bambino (bonus nido) fino al contributo di 600 euro per sei mesi in alternativa al congedo parentale (voucher babysitter) e allo stanziamento di 60 milioni per i prossimi tre anni per offrire garanzie alle banche che forniscono piccoli prestiti alle famiglie per le spese legate all’arrivo di un bambino.

Guardando all’impianto della manovra, l’uscita più consistente è quella legata alla disattivazione delle clausole di salvaguardia sull’Iva per 15 miliardi a cui si aggiungono 1,9 miliardi per le pensioni, 1 miliardo per il pubblico impiego e 1,1 miliardi per permettere agli enti territoriali di tornare a investire.  Il pacchetto competitivita e sviluppo vale 2,5 miliardi. Mentre le spese eccezionali dovute all’emergenza migranti e all’emergenza terremoto ammontano a circa lo 0,5%  del pil (8 miliardi). In particolare, la spesa per migranti, in termini di indebitamento netto e al netto dei contributi Ue, è di 3,8 miliardi per il 2017. Dal lato delle coperture, la voce maggiore è invece quella del deficit aggiuntivo dello 0,7% (circa 12 miliardi), seguita dalla rottamazione delle cartelle (3 miliardi), la spending dei ministeri (2,8 miliardi), il recupero dell’evasione Iva (2,5 miliardi), la voluntary disclosure (2 miliardi), l’asta delle frequenze 1,8 miliardi più altre misure minori. Sulla sanatoria di Equitalia il perimetro è ancora oggetto di valutazioni. I due nodi, ha spiegato Padoan, riguardano le cartelle Iva, che «pongono una questione europea» e quelle relative alle multe, dove si rischia di «invadere l’autonomia impositiva dei comuni».

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