I primi provvedimenti sono arrivati praticamente in tempo reale. A poche ore dalle scosse che hanno fatto tremare le Marche e l’Umbria, il Cdm straordinario di ieri mattina ha esteso lo stato di emergenza alle zone colpite e ha messo sul piatto 40 milioni immediatamente a disposizione della Protezione civile per gli interventi necessari. Contestualmente l’Autorità per l’energia ha sospeso le bollette per tutti gli abitanti dell’area.
«I primi segnali ci sono», ha detto Matteo Renzi in visita a Camerino, «abbiamo stanziato soldi del fondo emergenze che in passato era stato cancellato e che abbiamo rimesso». Ma le risorse, ha ammesso il premier ricordando anche i 50 milioni già messi a disposizione dal governo per il terremoto di agosto, «non basteranno». Per fronteggiare la nuova emergenza sarà necessario innanzitutto estendere le misure fiscali già previste per l’Abruzzo. «Useremo il meccanismo del credito di imposta come già applicato ad Amatrice ed Arquata», ha annunciato Renzi. A questo proposito il premier ha invitato le Camere a procedere a passo spedito verso la conversione del decreto sul terremoto. «Nel pieno rispetto dei ruoli», ha detto, «il Parlamento deve fare il più veloce possibile, perché lì ci sono le risorse e gli strumenti per mettersi a lavorare subito» Nel provvedimento, che stanzia i primi 300 milioni, sono contenute le misure che prevedono il risarcimento del 100% del costo sostenuto dai cittadini per ricostruire le proprie case. Un indennizzo che ora sarà allargato anche ai territori delle Marche e dell’Umbria attraverso un emendamento ad hoc. Vale la pena ricordare che lo sgravio fiscale non è come quello che si usa per le ristrutturazioni edilizie. «Il cittadino non sborsa un euro», ha spiegato il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, «una volta acquisito il diritto al rimborso va in una banca associata e la banca finanzierà la ditta che fa materialmente i lavori». In questo modo anche gli incapienti che non paganto tasse potranno accedere al meccanismo.
Il grosso delle risorse arriverà comunque nel 2017. Il pacchetto più consistente di stanziamenti per fronteggiare il terremoto è infatti contenuto nella legge di bilancio che entrerà in vigore a partire dal prossimo anno. Il ddl autorizza la spesa di 100 milioni per il 2017 e 200 milioni dal 2018 al 2047 per la concessione del credito di imposta maturato in relazione all’accesso ai finanziamenti agevolati per la ricostruzione. Autorizzata anche la spesa di 250 milioni per il 2017 (300 per il 2018 e 2019 e 150 per il 2020) per la concessione dei contributi. Mentre le regioni colpite potranno destinare ulteriori risorse, incluso il cofinanziamento nazionale, per un importo pari a 300 milioni anche a valere su quelle aggiuntive destinate dall’Ue all’Italia. In tutto per il prossimo anno ci sono 650 milioni. Complessivamente il governo aveva valutato le spese straordinarie legate al sisma in circa 4,8 miliardi, lo 0,3% del pil. Nell’ultima versione del Documento di bilancio, però, anche in seguito al tira e molla con la Commissione Ue sulle spese fuori bilancio, la somma è scesa allo 0,2%, vale a dire 3,2 miliardi.
Nella cifra sono comprese anche le risorse destinate alla prevenzione, con il corposo pacchetto di agevolazioni inserito nella manovra. Con il nuovo sisma bonus, che scatterà dal 2017 e durerà fino al 31 dicembre 2021, la detrazione Irpef partirà dal 50%, ma potrà arrivare fino all’80% (per le case) e all’85% (per i condomini) se i lavori di messa in sicurezza migliorano l’edificio di due classi di rischio. L’importo massimo per cui si può richiedere l’agevolazione di 96mila euro. A differenza del precedente sgravio fiscale il beneficio sarà esteso anche a chi si trova in zona sismica 3 e, soprattutto, alle seconde case. Le spese che possono essere portate in detrazione comprendono anche quelle per gli interventi di classificazione e verifica sismica e la somma potrà essere recuperata in 5 anni e non più in dieci.
Al fianco del governo sono scese in campo anche le banche. Unicredit e Intesa Sanpaolo oltre ad aver sosospeso tutte le rate dei prestiti hanno subito esteso ai nuovi territori colpiti i plafond da 250 milioni per i finanziamenti agevolati destinati alla ricostruzione.
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