domenica 2 ottobre 2016

Le banche ci sbattono sotto gli occhi palazzi e beni per 15 miliardi

Mentre i risparmatori sono alle prese con gli effetti devastanti del bail in, le conseguenze dei salvataggi governativi, l’azzeramento delle azioni delle banche popolari, i rischi di perdere la casa con le nuove norme che agevolano l’esproprio da parte degli istituti e i costi dei conti correnti più cari d’Europa, l’Abi ha deciso anche quest’anno di non rinunciare alla giornata dell’orgoglio immobiliare. «Un appuntamento fondamentale per conoscere il patrimonio di testimonianze artistiche e di vita civile costituitosi in Italia nel corso dei secoli», spiega il presidente dell’associazione bancaria, Antonio Patuelli, presentando la XV edizione di «Invito a Palazzo».

Per un giorno, come accade ogni anno, ieri le sedi storiche o futuristiche delle banche, normalmente chiuse al pubblico perché luoghi di lavoro, sono state aperte ai comuni cittadini. Alla manifestazione partecipano oltre 100 palazzi. E non si tratta di edilizia popolare. Ma di gioielli dell’architettura da far strabuzzare gli occhi. Nella Capitale, ad esempio, si può visitare  Palazzo Altieri, perla del barocco romano ora sede della stessa Abi, oppure Palazzo Kock, prestigioso edificio nel centro di Roma occupato dalla Banca d’Italia. A Milano si può vedere la nuova Unicredit Tower di Piazza Gae Aulenti o il palazzo di Piazza Meda, sede della Bpm dove si possono ammirare diversi affreschi, una scultura di Pomodoro e perfino  una riproduzione a grandezza naturale del Cenacolo di Leonardo Da Vinci.

Per chi vuole restare a bocca aperta c’è la mitica Piazza Salimbeni di Siena, sede del Monte Paschi. Qui, si legge nella descrizione, ci si possono rifare gli occhi con «con l’antico “castellare” della nobile famiglia di mercanti e banchieri senesi, il rinascimentale Palazzo Spannocchi e le forme eclettiche di Palazzo Tantucci», che «custodisce memorie storiche e testimonianze artistiche di valore inestimabile». Ma anche spostandosi ad Arezzo, in Corso Italia, lo spettacolo non è male. La sede della Nuova Banca Etruria (quella costituita anche grazie agli 1,8 miliardi che ora le banche vogliono scaricare sulle spese dei conti correnti) è ospitata dal cinquecentesco Palazzo Albergotti, dove si trova un immenso salone in stile liberty «illuminato dalle splendide vetrate di Ascanio Pasquini».
La grande kermesse culturale dovrebbe testimoniare «la volonta del mondo bancario di conservare il vastissimo patrimonio archeologico, artistico e architettonico nazionale», ma, considerati i tempi, è difficile non sentire il sapore di una gratuita, e forse beffarda, ostentazione. Anche perché la maggioranza dei palazzi principeschi o delle avveniristiche costruzioni in cui i  banchieri svolgono quotidianamente il loro lavoro fa parte dei circa 15 miliardi di patrimonio immobiliare in capo agli istituti di credito. Un patrimonio accumulato negli anni anche grazie al contributo dei milioni di clienti tartassati da anni con commissioni senza pari nel Vecchio continente ed ora travolti  dalle falle di un sistema che molti accusano  essere vittima della sua stessa ingordigia.

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