Bene, vediamo allora i chiarimenti arrivati ieri dalla discussione alla Camera. Il primo è che il sottosegretario allo Sviluppo economico, Antonello Giacomelli, ha ribadito che l’imposta è dovuta solo per il possesso della tv, che è forse l’unica cosa che tutti avevano capito. Il secondo è che il decreto attuativo, a 20 giorni dalla scadenza per l’autocertificazione e ad oltre tre mesi dall’entrata in vigore della norma, ancora non c’è.
Il decreto fantasma
Il governo si è infatti impegnato «ad adottare con la massima sollecitudine il decreto ministeriale attuativo del nuovo regime di pagamento del canone, chiarendo i punti sinora rimasti incerti». Il terzo chiarimento è che «per i prossimi anni» sarà valutata «la possibilità di assumere iniziative volte a considerare a favore dei cittadini italiani residenti permanentemente all’estero l’esenzione o la riduzione del canone Rai sugli immobili posseduti in Italia». Traduzione: se oggi vivete all’estero e avete una vecchia casa di proprietà in Italia con relativa utenza elettrica, il canone ve lo beccate lo stesso, anche se da anni guardate solo la Bbc.
A fronte di queste rassicuranti premesse il governo ha quindi deciso, chissà perché, di aprire ad un possibile slittamento delle date previste per l’invio delle dichiarazioni sostitutive. «Avevamo immaginato due date», ha spiegato Giacomelli, «una per la dichiarazione cartacea e una per quella online. Potremmo immaginare qualche tempo in più e lo faremo con una informazione che ha come traguardo la metà del mese di maggio come termine ultimo per consentire a tutti di venire a conoscenza di modalità e di termini». La notizia, insomma, è che rispetto a 30 aprile (cartacea) e 10 maggio (online), con tutta probabilità ci sarà qualche settimana in più per tentare di evitare addebiti in bolletta non dovuti.
Cambiano le regole
Una decisione obbligata, quella del governo, perché clamorosamente, tanto per far salire un po’ il livello di confusione raggiunto, l’Agenzia delle entrate sta cambiando in corsa le regole. Il 4 aprile è infatti comparso sul sito del fisco un nuovo modulo per la dichiarazione sostitutiva e nuove istruzioni per la compilazione. Le modifiche riguardano gli eredi di un abbonato defunto. Premesso che disdire semplicemente il canone non è più possibile, nella prima versione in caso di morte di un parente bisognava inviare la dichiarazione sostitutiva per indicare un altro componente della famiglia anagrafica a cui intestare l’abbonamento. Ora si prevede, invece, che «nel caso di dichiarazione presentata dall’erede, il titolare dell’utenza elettrica su cui il canone è addebitato può non far parte della stessa famiglia anagrafica del deceduto». In quel caso va indicato il codice fiscale dell’intestatario dell’utenza.
In altre parole, se muore la nonna e in casa rimane a vivere qualcuno che non ha rapporti di parentela, l’erede deve denunciarlo al fisco per evitare di vedersi arrivare il balzello. «Siccome nessuno la contraddice, l’Agenzia delle entrate ci ha preso la mano», spiega a Libero, Emmanuela Bertucci, avvocato dell’Aduc, che nei giorni scorsi ha già presentato un esposto alla Procura per abuso d’ufficio contro gli ispettori del fisco. «E se per dispetto indico il codice fiscale di un vicino di casa o di un parente antipatico?», si chiede la Bertucci, «qui siamo evidentemente fuori dal campo delle dichiarazioni sostitutive, che si utilizzano per dichiarare fatti a diretta conoscenza dell’interessato. E se l’interessato non lo sa? Quanto margine di errore in buonafede c’è per il cittadino che si trova a compilare il modulo e dovrà poi risponderne penalmente?».