Con la scusa di far pagare il canone ad un milione di evasori il governo vuole allargare la platea degli abbonati da 15,7 a 23,5 milioni di cittadini. Sarà questo il clamoroso effetto del balzello addebitato in bolletta.
Al di là della grande confusione sul tema, il meccanismo che orienterà l’azione dell’Agenzia delle Entrate è chiaro: ogni titolare di un’utenza residenziale domestica sarà considerato presuntivamente possessore di un apparecchio tv e quindi tenuto al pagamento del canone. Certo, si fa un gran parlare in questi giorni dei moduli per schivare il pagamento. Ma il caos sulle modalità di compilazione, il mancato invio dei modelli a casa degli utenti, la mancanza, a una decina di giorni dalla scadenza del 30 aprile per l’invio cartaceo, del decreto attuativo che indichi ufficialmente le procedure, fanno chiaramente prevedere che non tutti riusciranno a presentare la dichiarazione sostitutiva. Anche se una buona quota riuscirà nell’impresa, il governo guadagnerà comunque. Ad oggi, infatti, secondo i dati (stimati) forniti dall’Autorità per l’energia in Italia ci sono 29,4 milioni di utenze domestiche, di cui 23,5 milioni residenziali, ovvero sono intestate a persone che hanno la residenza anagrafica nell’appartamento, esattamente il target a cui si rivolge l’Agenzia delle entrate.
Ma c’è di più. Molti di quei 23,5 milioni saranno costretti ad ingoiare il rospo senza fiatare. L’utenza elettrica residenziale (tariffa D2, applicata a 21,8 milioni di clienti con potenza sotto i 3 KW) è infatti legata ad un sistema di sconti che complessivamente vale circa 1 miliardo di euro e alleggerisce non di poco la bolletta. Numeri alla mano, dall’ultimo aggiornamento dell’Acquirente unico (l’ente che controlla tutti i punti di prelievo e farà da tramite tra fisco e società per il canone) sulla spesa annua dei clienti domestici emerge che i residenti con potenza fino a 3 KW e un consumo medio nei dodici mesi di 2.700 KWh la fattura sarà di 483 euro. Per i non residenti (tariffa D3) la spesa sale a 724 euro. Si tratta di circa 240 euro di differenza.
Il problema nasce nel momento in cui bisogna presentare la dichiarazione sostitutiva per evitare un doppio canone nella famiglia anagrafica. In circa 5 esempi sui 12 illustrati sul sito dell’Agenzia delle entrate spunta fuori il caso di un’utenza residenziale senza la residenza associata. Il che significa che non si è comunicato alla società elettrica il cambiamento di residenza oppure che si è preferito mantenere la titolarità dell’utenza per evitare le complicate procedure della voltura. In tutti i casi, una volta emersa la circostanza, l’utente non solo perderà lo sconto in bolletta, ma rischia anche di dover pagare gli arretrati.
Le Entrate si limitano a dire che la situazione della falsa utenza residenziale deve essere verificata, ma invitano comunque a presentare la dichiarazione. Una circostanza che non dispiacerà alle società elettriche, che avranno il modo di scovare tutte le tariffe agevolate non dovute.
Per i cittadini l’alternativa sarà obbligata: o appesantire la bolletta di altri 250 euro o pagare in silenzio un doppio canone di 100 euro.
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