martedì 19 aprile 2016

Nuovo catasto in due anni: rendite su fino al 250%

Scostamenti medi con i valori di mercato fino al 250% e una legge delega che impone l’invarianza del gettito per le imposte immobiliari. È questa l’equazione impossibile su cui si è finora arenata la riforma del nuovo catasto. Ma il governo, malgrado la delega sia ormai scaduta, non sembra intenzionato a gettare la spugna. Anzi. La partita, finita sottotraccia da  mesi, è rispuntata nel Documento di economia e finanza varato dal governo lo scorso 8 aprile. Per la precisione, il riferimento al nuovo catasto è contenunto nel Programma nazionale di riforme.

Nella sezione del cronoprogramma dedicato al sistema fiscale si legge, infatti, che «la revisione dei valori catastali sarà oggetto di interventi più generali e organici previo allineamento delle basi dati necessari per valutare accuratamente gli effetti di gettito e distribuitivi sui contribuenti». Il periodo indicato è il triennio 2016-2018. Per Confedilizia il messaggio del governo è chiaro. «Si tratta», ha spiegato il presidente Giorgio Spaziani Testa, «di una conferma delle motivazioni che ci avevano indotto a chiedere, ed ottenere, nel giugno scorso, di non approvare il decreto legislativo che era stato predisposto, che non conteneva adeguate garanzie sul rispetto del principio dell’invarianza di gettito». Accanto alla necessità di un’operazione ciclopica di allineamento delle banche dati, chesecondo alcuni rallenterà sensibilmente l’operazione del nuovo catasto senza peraltro offrire garanzie reali sull’equità della riforma, il governo ci dice, però, anche un’altra cosa.

E cioè che in attesa della grande e sistematica revisione dei valori catastali, il fisco continuerà a spremere i proprietari di casa per altre vie. La scorciatoia più a portata di mano è quella del riclassamento. Una modalità rapida, ma non indolore, con cui l’Agenzia delle entrate ricalcola il valore dell’appartamento senza le lungaggini burocratiche e i vincoli della riforma catastale. Gli interventi di questo tipo, spiega il governo sempre nel Pnr, «proseguono». Per gli immobili a destinazione residenziale «rimane infatti in vigore la possibilità di interventi mirati di revisione annuale del classamento delle unità immobiliari urbane, ossia la revisione del classamento delle unità immobiliari urbane, ossia la revisione del classamento delle unità immobiliari private site in microzone comunali e l’aggiornamento del classamento catastale per intervenute variazioni edilizie».
Il primo intervento riguarda proprio la «discrepanza» con i valori medi di mercato. Finora la procedura è stata chiesta alle Entrate da 17 comuni, tra cui i capoluoghi di Roma, Milano, Bari, Lecce e Ferrara. Il bottino è stato un incremento di 184 milioni di rendita catastale (dato che serve a ricavare i valori per gli imponibili fiscali). Il secondo ha coinvolto 1.300 comuni, con 94.500 notifiche recapitate e un aumento di rendita di 181 milioni. Ricordiamo, se le cifre sembrano basse, che per arrivare, ad esempio, all’imponibile Imu, bisogna rivalutare la rendita del 5% e moltiplicarla per 160.

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