domenica 17 aprile 2016

Trappola dell'Agenzia delle entrate sul canone Rai. Con le autodichiarazioni a rischio gli sconti sulle utenze

La toppa è peggio del buco. Nella burrascosa giornata in cui il Consiglio di Stato ha bocciato  il decreto attuativo sul canone Rai in bolletta, l’Agenzia delle entrate, probabilmente per dare una mano al governo, ha pubblicato sul suo sito internet una serie di esempi di compilazione per la dichiarazione sostitutiva di esenzione che dovrebbe essere inviata entro il prossimo 30 aprile. Ma l’iniziativa del direttore Rossella Orlandi, com’era prevedibile, non ha fatto altro che accrescere lo stato confusionale dei contribuenti.

Nella sezione, ad esempio, al numero 4, si legge che una famiglia composta da due coniugi entrambi con residenza anagrafica nell’abitazione A, ma con due utenze residenziali (tariffa domestica) intestate rispettivamente per l’appartamento A e per un altro appartamento B devono fare l’autocertificazione e pagare un solo canone. Il caso è clamoroso, perché, la famiglia deve chiaramente aver barato su qualcosa, essendo impossibile avere un’utenza residenziale (che costa meno) senza residenza. E infatti nella risposta, dopo aver spiegato senza fare un piega come compilare il modulo, il fisco scrive che «resta da valutare la stuazione dell’abitazione B per la quale c’è un’utenza elettrica residenziale ma dove non è residente alcun componente della famiglia».
Che significa «resta da valutare»? Come può essere presa ad esempio dal sito dell’Agenzia delle entrate una situazione irregolare, per di più senza un invito alla regolarizzazione? La stessa frase ritorna nell’esempio 8, dove l’utenza residenziale è addirittura usata per un appartamento dato in affitto. Mentre nel caso degli esempi 6 e 7 di fronte alla palese irregolarità di una bolletta a tariffa scontata senza avere la residenza, neanche formale, il fisco addirittura soprassiede, limitandosi a spiegare chi e come deve pagare il canone.

A questo punto gli scenari che si prospettano sono due: entrambi inquietanti. Il primo, come denunciato dall’avvocato dell’Aduc, Emmanuela Bertucci, che l’idea del fisco sia quella di «addebitare il canone in bolletta a tutte le utenze domestiche italiane, a meno che non si presenti una autocertificazione». L’altro è che, in accordo con le società elettriche, l’operazione canone in bolletta si trasformi nel grimaldello con cui le compagnie potranno scovare le false utenze residenziali e chiedere gli arretrati non pagati.
Ma non è finita. Ieri infatti sul Sole 24 Ore è comparsa la segnalazione di un parere riferito dall’Agenzia delle entrate secondo cui le badanti, pur residenti nella casa in cui lavorano e dotate di tv, non sarebbero tenute al pagamento del canone. Il che sembrerebbe in contrasto con la definizione di famiglia anagrafica prevista dalle norme e aprirebbe il campo ad una pioggia di ricorsi da parte di cittadini non famigliari residenti nella stessa casa che, stando al decreto bocciato dal Consiglio di Stato, dovrebbero invece pagare il canone, se in possesso di un televisore, attraverso il tradizionale bollettino.
Il che, come spiega la Bertucci, porta alla domanda di fondo che, a poche settimane dall’addebito, ancora non ha ricevuto risposta: «Il canone si paga per la detenzione di un apparecchio televisivo o per l’intestazione di una bolletta?».

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