giovedì 21 aprile 2016

La Ue libera i binari, ma la fusione Fs-Anas pensa solo a fare cassa

Impreparati alla meta. Come al solito. Dopo quattro anni di discussioni, la Ue sembra aver trovato la quadra sul Quarto pacchetto ferroviario, con un accordo che prevede la liberalizzazione totale dell’alta velocità a partire dal 2020 e l’apertura alla concorrenza del servizio pubblico locale dal 2023. I manager delle reti, inoltre, dovranno garantire una gestione indipendente dell’accesso alle infrastrutture, i cui conti dovranno restare separati da quelli delle società di servizi, mentre per i passeggeri ci sarà il biglietto unico per poter viaggiare in Europa utilizzando diverse compagnie.

Malgrado l’appuntamento sia di fatto dietro l’angolo, il governo italiano preferisce continuare a navigare a vista, dando la sensazione che più dei progetti industriali a lungo termine per prepararsi alla sfida della liberalizzazione contino i saldi di finanza pubblica dei prossimi mesi. Accantonata definitivamente la grande operazione delle Fs in borsa, fino a qualche mese fa considerata una priorità assoluta, ora la parola d’ordine dell’esecutivo è diventata la fusione tra il gruppo ferroviario e l’Anas. L’idea di creare una società integrata per il trasporto su ferro e su gomma ha già raccolto il placet del ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, e quello dell’ad di Fs, Renato Mazzoncini. E ieri sul tema è intervenuto anche il presidente dell’Anas, Gianni Vittorio Armani. «Per ora è un’ipotesi, una suggestione», ha premesso, «ma il progetto potrebbe essere di grande utilità e le sinergie sembrano interessanti».

Al di là delle nozze, l’obiettivo dichiarato del manager è quello dell’uscita dal perimetro della pubblica amministrazione, così come previsto dal piano industriale presentato lo scorso anno. Un percorso che fino a poco fa il governo ha clamorosamente ostacolato. Stando a quanto denunciato dallo stesso Armani lo scorso febbraio, infatti, l’unica società pubblica ingabbiata dai vincoli della recente riforma Madia della Pa è proprio l’Anas.
Cosa ha fatto cambiare idea all’esecutivo? Alcuni sostengono che la partita sia direttamente collegata alla lista delle privatizzazioni per abbattere il debito, che ad oggi prevede solo il miliardo dell’Enav a fronte degli 8 miliardi promessi alla Ue per il 2016. Il conferimento dell’Anas ad Fs, infatti, oltre a portare risparmi sistematici per il Tesoro, consentirebbe di deconsolidare immediatamente il debito dell’azienda da quello dello Stato. In soldoni si tratta di circa 3,6 miliardi. Poco meno di quanto si prevedeva di incassare con la quotazione sfumata delle Fs.

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