giovedì 12 dicembre 2013

De Benedetti e giudici sbancano Fininvest

Non bastavano 494 milioni. Ora Carlo De Benedetti ne vuole un altro centinaio per «i gravissimi disagi nella sfera psichica ed emotiva». Può sembrare incredibile, considerati i numerosi gradi di giudizio (una decina tra la sede penale e quella civile), ma la saga del Lodo Mondadori riparte con un nuovo clamoroso episodio. Dopo la sentenza della Cassazione dello scorso settembre, che ha condannato la Fininvest a risarcire 494 milioni di euro alla Cir per i danni patrimoniali subiti nell’ambito della cosiddetta guerra di Segrate per il controllo della Arnoldo Mondadori Editore, tutti pensavano che il duello tra il gruppo della famiglia Berlusconi e quello dei De Benedetti fosse concluso.

In realtà, respingendo l’undicesimo dei 15 motivi di impugnazione presentati dai legali Fininvest, la Cassazione aveva riconosciuto anche il diritto della Cir a chiedere i danni morali, rinviando, però, ad altro giudizio, la definizione del quantum.
Malgrado il congruo ristoro appena ottenuto, De Benedetti non ci ha pensato due volte. E lo scorso 3 dicembre la Cir ha citato di nuovo in giudizio la Fininvest. Questa volta in ballo non ci sono più i vili interessi economici, ma l’orgoglio, i sentimenti, la salute fisica e mentale. Valori immateriali e ben più alti, il cui prezzo è però dettagliatamente quantificato nell’atto di citazione: 32 milioni, «oltre interessi e rivalutazioni dalla data dell’evento dannoso (24.1.1991)». Il che significa, vista l’esperienza dei danni patrimoniali, che si può tranquillamente arrivare ad un saldo finale di circa 100 milioni.

D’altra parte, come si legge nel documento, l’impatto «spirituale» dell’ingiusto processo sul gruppo Cir è stato devastante. A partire dallo «smacco imprenditoriale» subito a causa di una sconfitta giudiziaria che ha portato i «commenti giornalistici» a descrivere «l’immagine di Cir come società perdente, costretta a incassare il fallimento del più ambizioso fra tutti i suoi progetti». Circostanza resa ancora più grave dal fatto che a vincere era stato Silvio Berlusconi, «l’antagonista principale e per così dire storico» della Cir. Il tutto, stando sempre all’atto di accusa di De Benedetti, avrebbe provocato negli esponenti di Cir non solo ferite all’orgoglio, ma «gravissimi stress e disagi nella sfera psichica ed emotiva degli esponenti di Cir». Uno stato di sconforto e di sofferenza che De Benedetti deve aver tenuto dentro e mascherato con perizia. Solo qualche giorno dopo il «fattaccio», infatti, il 1 maggio del 1991 l’imprenditore si diceva «molto soddisfatto» per la spartizione del gruppo Mondadori, spiegando che «la Cir, che evidentemente ha fatto un investimento importante, ne esce con un beneficio economico di alcune decine di miliardi di plusvalenze e alcune centinaia di miliardi di lire» di liquidità (La Provincia di Pavese). Soddisfazione, miliardi e plusvalenze che rimbalzano sulle pagine di quasi tutti i giornali dell’epoca. Ma che, a quanto si apprende oggi, non rispecchiavano il vero stato d’animo di De Benedetti.

Per Marina Berlusconi la realtà è un’altra. «L’Ingegner De Benedetti e la Cir», ha replicato la presidente di Fininvest, «ci hanno preso gusto. Sicuri di poter contare su una giustizia ingiusta, considerano ormai la Fininvest come un gigantesco bancomat dal quale prelevare secondo necessità». La figlia di Berlusconi si è poi detta «sconcertata» per i riferimenti alla psiche dell’imprenditore: «Come fa la Cir a lamentare uno
smacco imprenditoriale ingiustamente subito quando lo stesso De Benedetti della spartizione Mondadori si disse soddisfattissimo, e a ragion veduta, avendone tratto solo vantaggi?»
Nell’attesa che anche questa vicenda segua il suo corso, il gruppo continua a mettere fieno in cascina, considerato che comunque ci sono i 494 milioni da sborsare per i danni patrimoniali. Ieri la Fininvest ha completato la cessione del 5,61% di Mediolanum con un incasso netto di 253 milioni. Visti i tempi, liquidità preziosa.

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