Il Natale, si sa, quando arriva arriva. Così, per non lasciare le banche senza doni sotto l’albero, Bankitalia ha deciso di procedere comunque alla rivalutazione delle quote societarie (detenute per il 95% da banche private), senza aspettare né il parere della Bce (in barba alla nuova vigilanza unica bancaria coordinata proprio da Francoforte), né la conversione del decreto legge sulla materia, la cui discussione al Senato partirà solo l’8 gennaio e potrebbe di nuovo modificare le carte in tavola.
L’assemblea di ieri mattina era programmata da tempo. Ed era stata fissata così a ridosso delle festività, proprio per essere sicuri che, alla data stabilità, tutti i tasselli sarebbero andati al loro posto. E invece, di tassello non ce n’è neanche uno. Sul fronte dell’iter legislativo il dl 133 si è arenato in una serie di polemiche tecniche e politiche, dall’incostituzionalità dello strumento ai rischi derivanti dall’apertura del capitale ai fondi esteri, fino al possibile aiuto di Stato per le banche. Elementi che hanno portato il Senato a modificare il testo facendone slittare l’inizio dell’esame a dopo l’Epifania. Stesso discorso per la Banca centrale europea. Stando a quanto aveva più volte detto il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomani, la riforma aveva riscosso ampi consensi a Francoforte, tali da lasciar prevedere un rapido via libera. In realtà, il decreto non è stato apprezzato da tutti. A partire dalla Germania, che attraverso la Bundesbank ha avanzato il sospetto che l’aumento d’ufficio degli asset detenuti dalle principali banche italiane costituisca un rafforzamento sottobanco dei requisiti patrimoniali necessari a superare gli esami europei. La richiesta dei tedeschi sarebbe infatti quella di mantenere le quote nei bilanci delle banche alla voce «asset for sale», quindi al di fuori di quelle valide ai fini patrimoniali. Il risultato è che nella serata di ieri il parere dell’istituto guidato da Mario Draghi non si è ancora palesato.
La circostanza non ha però frenato Ignazio Visco, che all’ora di pranzo aveva già chiuso la pratica. L’assemblea straordinaria ha dato il via libera alle modifiche dello statuto per rivalutare le quote dai 156mila euro simbolici ai 7,5 miliardi previsti dal decreto. Tutto potrebbe ancora cambiare, ma il governatore non si è scomposto. Aprendo la seduta, Visco ha chiarito che, «qualora la legge apporti modifiche alle norme primarie che richiedano interventi sulle disposizioni statutarie, sarà necessario convocare nuovamente l’assemblea». Ma se si tratterà di adeguarsi alle nuove norme stabilite dal Senato, che ha ridotto il tetto della partecipazione dal 5 al 3%, ha allungato da 24 a 36 mesi il periodo transitorio e ha stabilito che i soci dovranno essere italiani, non ci saranno problemi. Visco ha spiegato che «per assicurare al testo maggiore flessibilità e capacità di adattamento rispetto a eventuali modifiche», viene operato «un rinvio alla legge» su questi temi. Per prevenire le obiezioni tedesche, infine, Bankitalia ha stabilito che la rivalutazione non avrà effetti sul patrimonio di vigilanza per il 2013 (quello valido per gli stress test Ue). Dal 2014, però, la musica cambia. Anche perché Bankitalia acquisterà le quote in eccesso in via provvisoria e solo per le due principali banche italiane si prevedono plusvalenze di circa 5 miliardi. Il presidente del consiglio di gestione di Intesa (che detiene il 42,4% di Via Nazionale), Gian Maria Gros-Pietro, annunciando con soddisfazione il suo voto favorevole, ha assicurato che l’operazione «riafferma la autonomia dell’istituto centrale».
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