mercoledì 11 dicembre 2013

Saccomanni è felice per la crescita zero

Fabrizio Saccomanni gongola e si lancia in un’ardita previsione su Twitter: «Nel quarto trimestre l’andamento del Pil sarà positivo. Con la ripartenza delle imprese potranno finalmente arrivare miglioramenti per l’occupazione». Poi, interpellato nel pomeriggio a margine dell’Ecofin di Bruxellex, rettifica: «Ci stiamo avviando verso la fine della recessione», ma è «ingiusto sperare» che ci saranno riflessi immediati sull’occupazione perché «la situazione è molto grave».

Al di là dell’entusiasmo del ministro dell’Economia, che aspettava da tempo un dato ufficiale che in qualche modo si avvicinasse alle stime del governo, i numeri snocciolati ieri dall’Istat rappresentano effettivamente una prima, seppure debole e incerta, soluzione di continuità rispetto al passato. Dopo due anni di cali congiunturali (dal terzo trimestre 2011 in poi), nel terzo trimestre la frenata del Pil è finalmente rimasta allo stesso livello di quello precedente. Una sorpresa, quella arrivata dall’Istituto di statistica, scaturita da una correzione in corsa delle stime preliminari, che davano ancora un differenziale negativo dello 0,1%. Il riconteggio ha invece portato i tecnici a certificare il pareggio. Il dato tendenziale, rispetto al 2012, è ovviamente ancora pesante: il pil è infatti rimasto fermo a quota -1,9%, con un dato acquisito per l’intero 2013, se nel quarto trimestre dovesse verificarsi un’altra crescita zero, sempre di -1,9%.

A trainare l’economia da luglio a settembre è stata l’industria, il cui valore aggiunto ha segnato un rotondo più 0,2%. Meno bene è andata all’agricoltura, crollata dell’1,6%, e ad altri comparti come le costruzioni e i servizi, che hanno registrato variazioni nulle.
Ad accrescere l’ottimismo ci sono, poi, anche i dati sulla produzione industriale, che ad ottobre ha registrato un +0,5%, bissando il risultato di settembre, che si era chiuso con +0,2%. Nella media del trimestre, comunque, l’indicatore ha subito una flessione congiunturale dello 0,3%, mentre il calo di ottobre sul 2012 è dello 0,5%.
Per Saccomanni i numeri parlano chiaro. «Stop della recessione», ha scritto euforico sempre su Twitter. A frenare i festeggiamenti sono, però, gli stessi esperti dell’Istat, secondo cui «non ci sono gli elementi tecnici» per parlare di fine della recessione. Per ora, hanno puntualizzato, «ci troviamo davanti ad una variazione del pil a livello congiunturale, ovvero di un pil fermo rispetto al secondo trimestre, che non permetterebbe di ufficializzare l’uscita dalla recessione».

Ad imporre cautela ci sono anche i dati disaggregati, che parlano di una flessione di tutte le componenti della domanda interna, con cali dello 0,2% dei consumi finali nazionali e dello 0,6% degli investimenti fissi lordi. La domanda nazionale, al netto delle scorte, ha sottratto 0,2 punti percentuali alla variazione del pil.
Dinamiche che non rassicurano affatto le categorie produttive. «I dati dell’Istat», spiegano da Confesercenti, «illustrano una situazione economica che sta passando dalla fase recessiva a quella della crescita zero. Ciò vuol dire che la ripresa è ancora lontana, soprattutto per quello che riguarda i consumi e la disoccupazione, che crescerà ancora». Preoccupazioni confermate dai dati diffusi ieri dall’Inps, che nei primi 10 mesi del 2013 ha ricevuto 1,7 milioni di domande di disoccupazione, con un aumento del 31% rispetto allo stesso periodo del 2012. Sulla stessa linea Confcommercio, che proprio guardando ai dati negativi sulla domanda interna invita alla «estrema cautela», sottolineando che «in queste condizioni è difficile ipotizzare nel 2014 una ripresa significativa».

I più scettici, però, sono gli uomini di Confindustria, che pure qualche mese fa, forse sperando che dal governo arrivasse qualcosa di più sostanzioso della mancetta sul cuneo fiscale, erano pronti a sostenere l’entusiasmo di Palazzo Chigi sulla ripresina. Ora Giorgio Squinzi mette le mani avanti. «La discesa», ha spiegato il numero uno di Viale dell’Astronomia, «sembra calare, sembra attenuarsi, però non possiamo dire che siamo fuori dalla crisi».
Nel consueto bollettino dell’Ufficio studi, comunque, Confindustria prevede che la ripresina proseguirà anche a novembre, con una produzione in aumento dello 0,4% rispetto al mese precedente. Per il quarto trimestre, secondo gli esperti di Viale dell’Astronomia, «si delinea un progresso dell’attività» che permetterebbe di invertire la tendenza dopo dieci cali trimestrali consecutivi.

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