venerdì 6 dicembre 2013

A Berlino vertice segreto sul destino delle banche

Un vertice informale a Berlino con tutti i papaveri della finanza e dell’economia europea. È qui, con tutta probabilità, che si decideranno i destini dell’Europa nei prossimi anni. Un’iniziativa stile Bilderberg lanciata dal ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Scheuble, e a cui parteciperà, sembra, anche il nostro Fabrizio Saccomanni. Il condizionale è d’obbligo perché dal dicastero di Via XX Settembre sugli impegni istituzionali del ministro c’è il massimo riserbo. «Sono indiscrezioni europee che noi non commentiamo», fanno sapere dal ministero dell’Economia. Eppure, non si tratta di una gita di piacere. Né di un incontro privato tra semplici cittadini. Al summit riservato di oggi in terra di Germania parteciperanno i responsabili delle Finanze dei principali Paesi europei (si parla di Italia, Francia, Spagna), il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Djisselbloem, e il commissario al mercato interno, Michel Barnier.

E sul tavolo ci sono temi che scottano. Motivo dell’incontro, e fors’anche della sua irrituale riservatezza, sarebbe quello di tentare di sciogliere il nodo dell’Unione bancaria prima dell’Ecofin di lunedì. Condizione indispensabile per arrivare all’appuntamento del 19-20 dicembre, quando si riuniranno i capi di Stato e di governo dell’Unione, con uno straccio di accordo in mano che eviti non solo il fallimento del vertice, ma il crollo dell’intera impalcatura della supervisione bancaria unica. Considerato che i primi stress test sulle banche da parte della Bce sono previsti per i primi mesi del prossimo anno.

Ma è chiaro che la partita dell’unione bancaria, su cui ancora esistono profondi disaccordi, non potrà essere slegata dalle altre questioni chiave di cui si discuterà in sede di Consiglio Ue. A partire dai famosi contratti di stabilità (contractual arrangements) su cui la cancelliera Angela Merkel, affiancata dall’Olanda e da altri Paesi del Nord Europa, sta spingendo da tempo per introdurre un controllo preventivo, di fatto un commissariamento, delle politiche fiscali e di bilancio dei Paesi indisciplinati, tra cui il nostro.
Non è un caso che ad ospitare il summit sia Scheuble, né che al tavolo ci sia il ministro delle Finanze Olandese, Djisselbloem, accanito sostenitore di una versione rigorista (commissariamento in cambio di tempo per raggiungere gli obiettivi e non di fondi Ue) dei contratti di stabilità. Il negoziato si giocherà, probabilmente, su un compromesso che riguarderà entrambi i nodi da sciogliere.

Tutto ruota intorno a Berlino, che vuole i contratti ma non l’Unione bancaria. In particolare il meccanismo unico di risoluzione, che secondo la Germania è un modo per scaricare sottobanco il peso dei fallimenti delle banche sui Paesi più virtuosi. Sulla questione, però, Draghi è irremovibile, e ieri anche dall’Italia è arrivato un segnale chiaro. «L’Unione bancaria rappresenta una partita decisiva alla quale speriamo di dare il colpo finale nel Consiglio europeo», ha detto, il premier Enrico Letta al termine dell’incontro con il suo omologo polacco, Donald Tusk. Frase che lascia presagire uno scenario in cui la Merkel faccia qualche passo indietro sulle banche in cambio di un’apertura dei Paesi perfierici alla riforma dei trattati necessaria ad istituire i contratti di stabilità.

E ieri un occhio puntato su Berlino lo ha tenuto anche Mario Draghi, che al termine del direttivo della Bce ha difeso il taglio dei tassi dello scorso novembre (mal digerito dalla Germania) e ha parlato di «potente artiglieria», ma ha tentato di tranquillizzare i tedeschi spiegando che le nuove Ltro, le iniezioni di liquidità a basso costo per le banche, saranno varate solo se ci sarà la certezza che i soldi andranno all’economia reale. Una frenata che ha deluso i mercati. Le parole del numero uno dell’Eurotower hanno mandato giù tutte le principali borse europee, a partire da Amsterdam (-1,14%) e Parigi (-1,17%), fino a Berlino (-0,61%) e Londra (-0,18%). Con Piazza Affari che, inutile dirlo, ha conquistato la maglia nera con una flessione dell’1,74%.
Sul fronte dell’economia, Draghi ha spiegato che esistono ancora «rischi al ribasso» e ha invitato i governi a «fare le riforme, perché la crescita bassa dipende da riforme non fatte». Accanto agli stimoli, bisogna «correggere gli squilibri», minimizzando, però, «gli effetti distorsivi di un aumento delle tasse».

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