venerdì 13 dicembre 2013

Affitti mai più in contanti. Colpa del Pd

Prima la pensione. E ora gli affitti. Non bastava aver abbassato il limite dei pagamenti in contante da 2.500 a mille euro e aver obbligato gli anziani ad aprire un conto corrente per ricevere l’assegno dell’Inps. Adesso il cash, tanto per complicare un altro po’ la vita ai contribuenti, viene spazzato via anche dal mondo delle locazioni. A prevederlo è un emendamento alla legge di stabilità presentato dal capogruppo del Pd in commissione Finanze della Camera, Marco Causi, il quale ha subito ricevuto il parere favorevole sia del relatore Maino Marchi (sempre del Pd) sia del governo. Modifica, manco a dirlo, approvata con larga maggioranza dalla commissione Bilancio. Il testo è chiaro e semplice: «I pagamenti riguardanti canoni di locazione di unità abitative fatta eccezione per quelli di alloggi di edilizia residenziale pubblica, devono essere corrisposti obbligatoriamente, quale ne sia l’importo, in forme e modalità che escludendo l’uso del contante ne assicurino la tracciabilità».

Gli effetti, è facile intuire, saranno devastanti. Le persone anziane, i giovani studenti, le piccole somme. Tutto dovrà passare per le banche, tutti dovranno avere il loro bravo conto corrente (stiamo ancora aspettando quelli a costo zero previsti dalla legge). Lo stesso emendamento affida poi ai Comuni, in funzione di contrasto all’evasione fiscale nel settore delle locazioni abitative attività di «monitoraggio» anche utilizzando «quanto previsto in materia di registro di anagrafe condominiale e civile».
L’abilità della politica nel creare ostacoli ai cittadini è del resto confermata da quanto sta accadendo a livello locale sull’Imu, dove i comuni, sfruttando le maglie larghe delle norme sulla tassazione immobiliare, hanno introdotto, a cinque giorni dalla scadenza del pagamento della seconda rata, una tale giungla di aliquote in cui nessun contribuente potrà, verosimilmente, orientarsi. Il Sole 24 Ore ne ha contate addirittura 104mila disseminate su tutto il territorio nazionale. Con casi eclatanti nelle grandi città. A Milano, ad esempio, tra negozi, laboratori, case affittate o sfitte, ce ne sono ben 10. A Roma e Napoli sono 5. A Bologna sarebbero addirittura 11, mentre Torino si è limitata a 7.

E mentre Caf e commercialisti iniziano a mettersi le mani nei capelli qualcuno inizia a farsi i conti della mini Imu. I comuni che hanno rialzato l’aliquota rispetto a quella di base sono 2.436. Qui i proprietari di prima casa dovranno passare di nuovo alla cassa il 16 gennaio. Ancora non si sa con esattezza qual è l’entità dell’extragettito su cui calcolare la quota del 40% che dovrà essere pagata dai contribuenti, salvo poi recuperarne una parte attraverso la detrazione dalla Tasi prevista da un emendamento alla legge di stabilità.
Il governo, secondo quanto emerge dalla relazione del servizio bilancio del Senato sul decreto Imu, ha per ora stimato una stangata da 440 milioni. Cifra che, però, potrebbe tranquillamente variare. Così cose sono variate le previsioni di gettito (645 milioni in meno) relative alla copertura della prima rata dell’Imu e su cui ieri si è abbattuta la scure dei tecnici del Senato. Nel mirino, principalmente, l’utilizzo disinvolto, per non dire spregiudicato, con cui il governo ha utilizzato la clausola di salvaguardia, che doveva solo garantire il gettito per l’Imu, anche per alzare le tasse nei prossimi anni.

Utilizzo apertamente in contrasto con i parametri normativi delineati nella legge di contabilità. «Non appaiono chiare», si legge del documento, «le ragioni alla base della riformulazione della clausola di salvaguardia nella parte in cui rende possibile l’incremento degli acconti Ires ed Irap anche per l’anno 2014 e differisce la manovra sulle accise dei carburanti a partire dal 1 gennaio 2015». L’uso «improprio» della clausola viene principalmente criticato per i «rischi che tale trasformazione può comportare in termini di possibile elusione delle norme di copertura».
Sempre ieri, infine, ha iniziato a prendere forma l’ennesimo condono per far rientrare i capitali. Nello schema di emendamento alla legge di stabilità si prevedono sanzioni ridotte e niente carcere per i delitti di dichiarazione infedele. Un’altra modifica aumenta la rivalutazione della pensioni tra 1.500 e 2.000 dal 90 al 95%, sforbiciando gli assegni più alti.

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