mercoledì 4 dicembre 2013

Bruciato il taglio al cuneo e la mini-Imu raddoppia

Il taglio del cuneo è già svanito, la mini Imu raddoppia e il taglio lineare delle detrazioni fiscali spunta all’orizzonte. Si fa irto di ostacoli, e cupo per i contribuenti, il percorso del governo dei prossimi mesi, che sembra ormai inghiottito in una spirale di tasse e coperture senza uscita.
La brutta notizia per le imprese arriva dalle categorie, che si sono fatte due conti dei vari prestiti forzosi disposti dal ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, per far tornare i conti. Secondo la Cgia di Mestre la clausola di salvaguardia del decreto sulla prima rata dell’Imu, che ha fatto lievitare gli acconti Ires e Irap dal 101 al 102,5% avrà un impatto medio sulle società di capitale di poco superiore ai 1.200 euro.

Il gettito aggiuntivo di quest’ultima maggiorazione, secondo l’analisi di Confcommercio in collaborazione con il Cer, sarà di 667,5. Se a questo si aggiungono gli incrementi già decisi nei mesi precedenti, a partire dall’aumento dell’acconto Ires per coprire lo slittamento trimestrale dell’Iva a giugno, si arriva ad oltre 1,1 miliardi di euro. Il risultato è che il taglio del cuneo per le imprese, che ammonta appunto ad un abbassamento dei premi Inail di un miliardo di euro, «viene completamente azzerato». In pratica, spiegano da Confcommercio, «alle imprese viene chiesto di anticipare alle casse pubbliche il beneficio fiscale che riceveranno il prossimo anno». Per il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, queste misure «ci fanno pensare che il governo è distratto più dai temi di cronaca elettorale che concentrato sul futuro del Paese».
La beffa per le aziende sarà seguita a stretto giro da quella per i proprietari di casa. La cifra esatta che dovranno sborsare i contribuenti chiamati di nuovo alla cassa con il pasticcio della mini Imu si saprà soltanto il 9 dicembre, quando saranno pubblicate tutte le delibere dei Comuni relative all’aumento delle aliquote rispetto a quella ordinaria del 4 per mille. Ma le stime che circolano nelle ultime ore non promettono nulla di buono. Stando ai calcoli certificati dal Tesoro (basta prendere il documento presentato la scorsa estate da Saccomanni sulla tassazione immobiliare) nel 2012 l’extragettito degli enti territoriali si è attestato a 600 milioni di euro. Se si aggiungono i 400 milioni stimati dall’Anci per i rincari del 2013, si arriverebbe a 1 miliardo. Il che significa che la quota a carico dei proprietari passerebbe dai 200 milioni di cui si è parlato finora a 400 milioni. Il doppio esatto.

La speranza è che abbia ragione il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, che ieri ha ribadito l’intenzione del governo di trovare una soluzione, continuando a parlare di 250 milioni. Il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, invece, ha spiegato che a gennaio si pagherà una bazzecola tra lo 0,40 e lo 0,80 per mille. Il che, però, se calcolato sull’imponibile medio Imu sulla prima casa nel 2012 (85mila euro) dà un valore tra i 34 e i 68 euro in media. Ovvero, moltiplicando per i 10 milioni di case, un gettito complessivo tra i 340 e i 680 milioni. Una delle ipotesi che sta prendendo corpo per sterilizzare l’aumento è quella di utilizzare i 500 milioni stanziati nella legge di stabilità per finanziare le detrazioni sulla Tasi.
L’ultimo spettro che si aggira sulla testa dei contribuenti è quello del taglio lineare delle detrazioni fiscali. Un appuntamento che sembrava lontano, ma che, ora, in assenza di notizie rassicuranti, inizia a spaventare. La tagliola, così come previsto dalla legge di stabilità, salvo modifiche che potrebbero arrivare durante l’esame alla Camera, scatterà il 31 gennaio, ovvero tra meno di due mesi, con l’abbassamento dell’aliquota prevista per la detrazione Irpef di alcune spese (interessi sui mutui, spese mediche) dal 19 al 18%. L’alternativa è che il governo recuperi entro quella data 500 milioni dalla razionalizzazione dei bonus fiscali o dai tagli di spesa. Anche se la novità di ieri, con la Camera che ha iniziato l’esame della legge di stabilità, è che tutte le risorse derivanti dalla spending review dovranno alimentare un fondo per irrobustire il taglio del cuneo.

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