«Non ci muoviamo di un millimetro». In vista del vertice con il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire, previsto per martedì, Carlo Calenda fa la voce grossa sull’affaire Fincantieri-Stx, bocciando senza mezzi termini la decisione di Parigi di attivare la clausola per esercitare il diritto di prelazione sulle quote italiane, nazionalizzando i cantieri navali di Saint-Nazaire. Venerdì il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, aveva definito «inaccettabile» una mancanza di fiducia dei francesi nei confronti del partner italiano, pronto a prendere il controllo rilevando il 66,66% di Stx-France dalla holding coreana che aveva venduto la quota a Fincantieri per 79 milioni lo scorso inverno.
Ieri il ministro dello Sviluppo è tornato alla carica. «Non c’è verso», ha detto, «che noi accettiamo il 50%, ovvero meno di quello che avevano i coreani. È una questione di rispetto e di dignità». Calenda esclude qualsiasi controffensiva italiana su Telecom, dove la francese Vivendi con il suo 24% di capitale, ha recentemente acquisito la «direzione e il coordinamento» del gruppo. Alla mossa della Francia su Stx, ha spiegato il ministro dello Sviluppo economico, «non si risponde nazionalizzando la Telecom, perché a una fesseria non si risponde con una fesseria più grossa». L’azienda delle tlc, d’altra parte, vale 17 miliardi in borsa contro le poche decine di milioni in ballo nell’operazione dei cantieri. E anche se in gioco c’è la rete, infrastruttura su cui il governo italiano potrebbe far valere ragioni strategiche, la questione è sicurame nte più delicata.
Ad allargare il raggio d’azione ci ha però pensato Roberta Pinotti, facendo capire che le ripercussioni dello scontro sui cantieri potrebbero estendersi a tutto il comparto della difesa. «Lo sviluppo delle capacità delle aggregazioni industriali spinge verso la difesa europea», ha spiegato la titolare della Farnesina, «ma se il polo della cantieristica viene meno, è chiaro che anche altro può registrare una fase di stallo o problemi».
I riflettori sono puntati sull’incontro di martedì. La posizione italiana è chiara: indisponibilità ad un assetto azionario paritario, a costo di gettare la spugna lasciando Stx in mano allo Stato francese. Parigi, a quel punto, considerato anche il faro di Bruxelles sugli aiuti di Stato, dovrebbe alle lunghe trovare un nuovo acquirente, che potrebbe essere Naval Group, l’ex Dncs francese.
Dopo lo strappo in Libia e ormai con in mano la maggioranza di Tim, la Francia potrebbe tuttavia voler evitare soluzioni traumatiche. Malgrado le minacce di Palazzo Chigi, il compromesso finale, se si riesce a trovare un accordo soddisfacente per entrambe le parti sull’azionariato, potrebbe anche arrivare da una definizione favorevole all’Italia dei poteri di nomina nel cda di Stx France.
© Libero