martedì 4 luglio 2017

Start up, cantieri e occupati ko. Non è ancora la volta buona

Gli occupati ricalano e la disoccupazione risale. L’entusiasmo primaverile di governo e sostenitori del jobs act, che ad aprile avevano festeggiato le statistiche sul lavoro migliori dal 2012, è stato impietosamente stroncato ieri dai nuovi dati Istat, che riportano bruscamente indietro le lancette dell’orologio, spazzando via le briciole di ottimismo raccolte negli ultimi mesi. L’indice della disoccupazione a maggio è tornato all’11,3% (11,1% ad aprile), con un balzo di quella giovanile, salita in un colpo solo dell’1,8%, a quota 37%. E l’incremento, questa volta, non è causato dalla diminuzione degli inattivi. Il numero di chi il lavoro non ce l’ha, ma non lo cerca neanche, è rimasto invariato.

A far peggiorare le statistiche è proprio lo scivolone degli occupati, che a maggio sono diminuiti di 51mila unità. Malgrado i posti andati in fumo, Giuliano Poletti non drammatizza. «La diminuzione registrata a maggio», ha spiegato il ministro del Welfare, «non muta le tendenze di medio-lungo periodo, che continuano a registrare la crescita degli occupati e la diminuzione dei disoccupati».
Se è vero che le rilevazioni trimestrali e annuali descrivono ancora un quadro non catastrofico, i segnali negativi per l’economia, però, si accavallano. Ieri uno studio dell’Agi ha registrato una preoccupante frenata degli investimenti nelle aziende innovative. Il numero delle operazioni è rimasto sostanzialmente stabile, ma i soldi sono diminuiti. Nei primi mesi del 2017 le start up italiane hanno raccolto solo 75,3 milioni rispetto agli 86,2 del 2016, con un calo del 13%. «Il dato è sconfortante e conferma le nostre sensazioni di un anno lento e peggiore del precedente», ha commentato Salvo Mizzi, amministratore delegato di Invitalia Ventures, fondo di venture capital della controllata del ministero dell’Economia.

Poco incoraggianti anche le rilevazioni di Bankitalia sull’edilizia. La produzione complessiva delle imprese di costruzione nel 2016, si legge nll’Indagine sulle imprese industriali e dei servizi pubblicata ieri, «si è contratta per il nono anno consecutivo». Al calo, manco a dirlo, «hanno presumibilmente concorso l’introduzione del nuovo Codice degli appalti e i conseguenti adempimenti a carico delle imprese».
In controtendenza, invece, il mercato dell’auto. A giugno, secondo i dati diffusi ieri dalla Motorizzazione, sono stati immatricolati 187.642 veicoli, con un incremento del 12,8% rispetto al 2016. Anche qui, però, non è tutto rose e fiori. Come spiega Federauto si tratta in molti casi di autoimmatricolazioni dei concessionari (le kilometri zero) che hanno fatto balzare del 33% il canale di vendita delle società, mentre quello dei privati è sceso del 3,3%.

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