sabato 8 luglio 2017

Per le truffe di Veneto Banca indagati anche i dipendenti

Dai direttori di filiale ai consulenti di private banking fino ai semplici sportellisti. Dopo la richiesta di rinvio a giudizio formulata dai pm romani per l’ex ad Vincenzo Consoli, l’ex presidente Flavio Trinca, i membri del cda e del collegio sindacale, alla procura di Treviso entra nel vivo il secondo filone dell’inchiesta su Veneto banca. Quello che riguarda più da vicino i risparmiatori truffati sia con le ormai note operazioni «baciate», ovvero i prestiti concessi solo in cambio di un contestuale acquisto di azioni dell’istituto, sia con la semplice proposta di investimenti in titoli del valore ben inferiore a quello indicato.E qui sotto i riflettori non ci sono più i vertici, ma tutti i rappresentanti della banca sul territorio. Quelli che materialmente hanno riempito di carta straccia i portafogli dei correntisti.

A lavorare sulle numerosissime denunce per truffa ed estorsione presentate nel corso degli ultimi mesi dagli azionisti traditi sarà il sostituto procuratore di Treviso Massimo De Bortoli, che continua a ricevere esposti con nomi e cognomi dei dipendenti che hanno proposto l’acquisto di titoli di Veneto Banca. Data la mole di documentazione da esaminare sarà necessario un aiuto, che, però, ancora non è arrivato. Mercoledì si è chiusa la procedura extraterritoriale del Consiglio superiore della magistratura per trovare un magistrato di supporto. Il che significa che prima di settembre la toga che dovrà affiancare De Bortoli non potrà prendere servizio. A quel punto i pm dovranno mettersi a lavorare a testa bassa per evitare brutte sorprese. Il reato di truffa si prescrive in sei anni, quello di estorsione, che si configura nel caso delle «baciate», dieci. Ma tutto dipenderà da quando il giudice farà scattare il conteggio: dal momento della vendita dei titoli o dall’azzeramento del valore nel 2015? Nel primo caso la decadenza delle imputazioni potrebbe arrivare molto prima del previsto. E per gli ex azionisti si profilerebbe la seconda beffa, dopo quella che si è già consumata con il decreto salva banche, che ha provocato il congelamento delle migliaia di casue civili di risarcimento,

L’iniziativa della magistratura piace poco ai sindacati interni. «Le responsabilità vanno cercate in alto, non in basso», spiega al Gazzettino il segretario generale della First Belluno Treviso (Cisl), Massimiliano Pagliani.  La tesi del sindacalista è che anche i dipendenti siano vittime del sistema malato di Montebelluna. E che le azioni siano state vendute sostanzialmente in buona fede. Spettera ai magistrati accertare le responsabilità. E verificare, soprattutto, se le filiali hanno piazzato i titoli di propria iniziativa o seguendo specifiche direttive dei vertici.
Intanto ieri il Mef ha nominato Alessandro Rivera alla presidenza di Sga, l’istituto pubblico che dovrà gestire i crediti deteriorati delle banche venete in liquidazione. Mentre i vertici di Intesa hanno incontrato gli industriali di Treviso e Padova, assicurando che non faranno mancare il sostegno al territorio.
Sul fronte parlamentare, la maggioranza ha cassato circa l’80% degli emendamenti delle oppisizioni in commissione Finanze per velocizzare l’esame del testo. Il decreto sarà nell’aula della Camera lunedì.

© Libero