lunedì 23 gennaio 2017

Solo se lavori a Palazzo Chigi il salario aumenta del 45%

Negli ultimi cinque anni le cose per gli statali non sono andate benissimo. Il blocco degli stipendi scattato nel 2011 ha provocato non solo un congelamento, ma una live diminuzione dei redditi. La retribuzione media pro capite del totale della Pubblica amministrazione, secondo i dati recentemente diffusi dalla Ragioneria dello Stato, è infatti scesa dai 34.686 euro del 2010 a i 34.146 euro del 2015.
Allargando il periodo temporale del confronto, però, i risultati cambiano. E non di poco.

Spostando l’asticella al 2005 si scopre che gli stipendi della Pa sono cresciuti nel complesso del 14,8%. Una percentuale di tutto rispetto, considerando che, senza blocco delle retribuzioni, gli stipendi del settore privato sono cresciuti di circa il 20%, che nel 2015 i livelli reddituali della Pa sono inferiori solo dello 0,7% rispetto alla media generale dell’economia e che le tabelle della Ragioneria comprendono alcuni trattamenti accessori, ma non l’insieme delle decine di indennità specifiche e particolari che alcuni comparti della Pa hanno mantenuto nel tempo. Come, ad esempio, quelle per servizi all’estero, di cui godono i dipendenti della Farnesina, le forze dell’ordine e i diplomatici, o «l’indennità De Maria», che viene corrisposta ai prof universitari che svolgono attività ospedaliera.

Ma non è tutto. All’interno di quel 14,8% di crescita ci sono differenze abissali tra i vari comparti. Gli assunti nella scuola, ad esempio, che sono pure la categoria peggio retribuita di tutta la Pa con uno stipendio medio pro capite di 28.343 euro lordi annui, hanno visto crescere il loro reddito dal 2005 solo dell’11,8%. Non è andata molto meglio ad altri statali pagati più profumatamente. I ministeriali sono arrivati a quota 36.436, con un incremento del 14,2%. Le forze armate (39.764 euro) hanno registrato un +11,6% e i professori universitari, seppure con una paga media nel 2015 di 43.085, si sono addirittura fermati all’8% di aumento.

Ma c’è anche chi, nonostante il congelamento delle retribuzioni, in soli 5 anni è riuscito a fare meglio dei lavoratori del privato in 10 anni. È il caso, ad esempio, di chi ha scelto la carriera prefettizia, che nel 2015 ha messo in tasca 94.177 euro l’anno, con un incremento rispetto al 2005 del 22,3%. Ancora più alto l’aumento salariale dei magistrati, che però, in nome dell’autonomia, sono riusciti ad aggirare il blocco della Pa. Il risultato è uno stipendio medio pro capite di 138.481 euro, con un icremento del 28,4%. In altre parole le toghe in 10 anni, facendo sempre lo stesso mestiere, sono riusciti a guadagnare 30mila euro di più. Si difendono pure i diplomatici, loro soggetti al congelamento, che con 93.183 hanno visto l’asticella alzarsi del 37%, con una paga aggiuntiva media pro capite di 25mila euro.

Ma i maghi incontrastati dell’aumento sono i dipendenti della Presidenza del Consiglio. Il personale di Palazzo Chigi nella finestra temporale utile di soli 5 anni è riuscita a far passare il proprio stipendio da 39.742 a 57.240 euro lordi all’anno. Si tratta di un incremento di oltre 17mila euro, che in termini percentuali corrisponde ad un rialzo del 45%.
L’Aran, parte datoriale per la Pa, ha provato a spiegare queste dinamiche dicendo che l’impennata complessiva dei redditi tra il 2005 e il 2010 è dovuta ad una serie di «addensamenti» di rinnovi contrattuali che erano stati bloccati negli anni precedenti. Il che può giustificare in parte il trend complessivo. Resta da capire perché i nuovi contratti abbiano aumentato lo stipendio dell’11% ai maestri e del 45% ai collaboratori dei premier.

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