giovedì 19 gennaio 2017

Non ci sono i soldi: saltano i bonus

Niente bonus per le forze dell’ordine. Da questo mese gli 80 euro aggiuntivi che il governo Renzi aveva esteso dal 2016 a militari, poliziotti e vigili del fuoco non saranno erogati. La notizia, che era nell’aria da tempo, è stata ufficializzata un paio di giorni fa da NoiPa, il portale governativo della Pubblica amministrazione. «Si comunica», si legge nella nota, «che il contributo straordinario è sospeso in attesa delle determinazioni della legge di Stabilità».

Un semplice rinvio? Non proprio. Dietro lo stop c’è, per ora, un pasticcio normativo. Ma il rischio che le risorse a disposizione non siano sufficienti, soprattutto dopo le nuove richieste di correzione dei conti pubblici avanzate da Bruxelles, è alto. La motivazione ufficiale è che l’erogazione del bonus è legata all’emanazione di un decreto che definisca la distribuzione per comparto del fondo per il pubblico impiego (1,48 miliardi) stanziato dalla legge di bilancio. Il problema è che i soldi servono anche per il riordino delle carriere, una disciplina delle progressioni lavorative che le forze dell’ordine aspettano da anni e che ora è appesa alla riforma Madia, la cui delega scade, però, a febbraio.
I tempi sono stretti e i quattrini pochi. Per il bonus servono infatti 500 milioni. Il che significa lasciare solo 1 miliardo per il rinnovo del contratto della Pa, le nuove assunzioni nelle forze dell’ordine e il riordino delle carriere. Considerando che gli accordi siglati lo scorso novembre dal ministro Marianna Madia con i sindacati già scarseggiano di coperture, è chiaro che le cifre messe sul piatto non bastano più. Anche perché se il governo non vuole varare una manovra correttiva, per accontentare la Ue dovrà trovare 3,6 miliardi dalle pieghe di bilancio, con una operazione contabile che andrà a pescare proprio tra le poste non meglio definite.

La sostanza è che poliziotti e militari, proprio mentre nel Paese infuria l’emergenza immigrazione e terrorismo, potrebbero restare a bocca asciutta.
Inevitabili le reazioni. L’annuncio della funzione pubblica ha fatto andare su tutte le furie i sindacati di settore, alcuni dei quali avevano già bollato il bonus come «contentino» mensile. In una lettera inviata al premier, Paolo Gentiloni, e ai tre ministri competenti (di Interno, Politiche agricole e Funzione pubblica), Cgil nazionale, Filp Cgil e Silp Cgil chiedono di «riattivare immediatamente l’erogazione e aprire il tavolo per il rinnovo del contratto nazionale». In gioco, accusano le tre sigle sindacali, c’è una «parte della retribuzione che aveva rappresentato e rappresenta l’impegno del governo a riconoscere diffusamente e concretamente la condizione e il ruolo delle componenti del comparto Sicurezza e Soccorso pubblico».

Il Conapo, sindacato autonomo dei Vigili del fuoco, ha invece inviato una nota di protesta ai ministri intimando all’esecutivo di «provvedere con urgenza alla decretazione attuativa che possa consentire di ripristinare il bonus già dal mese di febbraio 2017, e con decorrenza retroattiva al mese di gennaio». È «grave», rincara la dose il sindacato, «la dimenticanza del governo», a maggior ragione in un momento in cui le divise sono in prima linea su «terremoti, maltempo ed emergenza incendi». Sulle barricate pure l’opposizione. Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato nonché responsabile della consulta sicurezza di Forza Italia, ha ricordato come sia stato l’ex premier Matteo Renzi, attraverso il suo ministro dell’Interno dell’epoca Angelino Alfano, a «parlare addirittura di un poker di iniziative a sostegno del comparto» sicurezza difesa». «Che fine hanno fatto gli 80 euro? Siamo stufi delle prese in giro. Ci sono stati dei problemi contabili? Dal ministero dell’Economia o dalla Ragioneria generale dello Stato non sono in grado di dare questa informazione?». Chi indossa una divisa, ha chiosato Gasparri, «merita certezze e che si onorino gli impegni presi».

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