Il momento di tirare fuori gli artigli è arrivato, ma non è più così sicuro che la tigre abbia ancora voglia di affondare il colpo. Domani alle 12 in punto è fissato il termine per la presentazione degli emendamenti al decreto «salva Mps». Il presidente della commissione Finanze del Senato, Mauro Maria Marino, intende lavorare ventre a terra per riuscire a licenziare il provvedimento entro il 31 gennaio. Per questo, pur impegnandosi a dare «spazio per il necessario approfondimento», ha invitato tutti i gruppi a presentare poche ma qualificate proposte di modifica. Tra queste dovrebbe esserci anche la norma che permetterà ai contribuenti di conoscere la lista dei debitori insolventi che hanno portato la banca sull’orlo del fallimento e costretto lo Stato ad intervenire.
La proposta di pubblicare i nomi dei «bidonisti» di Mps ha raccolto consensi in gran parte del mondo politico, tra le file dei banchieri (con il presidente Abi, Antonio Patuelli, in prima fila), e persino nello stesso istituto di credito, che si è detto disponibile a spiattellare l’elenco nel momento in cui venissero meno i divieti legati alla legge sulla privacy. Passando dalle parole ai fatti, però, c’è il rischio che la determinazione si affievolisca e le intenzioni si annacquino. «Il nostro emendamento più importante è proprio quello che prevede la pubblicazione della lista dei primi cento debitori di Mps», aveva detto a Libero una decina di giorni fa il presidente dei senatori di FI, Paolo Romani, spiegando che in caso di mancata condivisione della proposta i voti forzisti non sarebbero arrivati. Ieri il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta, ha confermato a Sky la posizione, spiegando che prima di dare il proprio sostegno, Forza Italia vuole «vedere come Padoan cambierà il provvedimento». Ma senza fare alcun riferimento alla questione della lista. Certo, l’iter è ancora lungo e per gli emendamenti ci sarà tempo anche in seguito. Mancare il primo appuntamento, però, sarebbe un segnale negativo. Anche perché proprio negli stessi giorni Mps si accinge a varare il primo bond di 1,5-2 miliardi garantito coi nostri soldi.
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