Altro che rinegoziazioni, ristrutturazioni, dilazioni e rinvii, come è accaduto puntualmente per tutti i finanziamenti non onorati dai grandi gruppi imprenditoriali e finanziari. A loro dopo qualche rata di mutuo non pagata è arrivata la comunicazione dell’ufficiale giudiziario. Altro che prestiti facili, strette di mano e impegni sulla parola. A loro la banca ha fatto firmare mille carte e ha preteso garanzie reali in cambio del finanziamento.
Garanzie che sono state aggredite senza scrupoli al momento dell’insolvenza. Già, perché nelle filiali di Mps mentre una mano stringeva quella dell’amico imprenditore a caccia di liquidità, l’altra firmava la procedura esecutiva per pignorare la casa ad una famiglia strozzata dalla crisi. Un doppio binario che non ha portato a grandi risultati sui conti della banca, se è vero che il 70% delle sofferenze è costituito dai debiti dei grandi gruppi e che il 20% degli incagli lordi, come ha spiegato lo stesso ex ad Fabrizio Viola nell’assemblea ordinaria dello scorso aprile, è dovuto a «posizioni con esposizione fino a 250mila euro».
Il pugno di ferro nei confronti dei piccoli creditori ha, però, avuto effetti devastanti su migliaia di cittadini, che da un giorno all’altro si sono trovati senza casa. Non si tratta di ricchi possidenti o spregiudicati immmobiliaristi. Ma di persone comuni, con abitazioni nella maggior parte dei casi di modesto valore. Basta scorrere la lista che si può recuperare sul sito di Mps per avere un’idea. Dei circa 450 immobili messi in vendita in seguito a procedure espropriative, 150 hanno una base d’asta inferiore a 50mila euro e 200 restano sotto i 70mila. Alzando l’asticella ai 100mila euro si arriva a 250 immobili, più della metà del totale. Ma l’elenco è solo la punta dell’iceberg. Si tratta, infatti, nella maggior parte dei casi di procedure chiuse o scadute. Ce ne sono altre centinaia in corso, come gli esempi che pubblichiamo oggi, sparpagliate per i tribunali di mezza Italia ed individuabili attraverso i siti specializzati in aste giudiziarie. La sostanza non cambia: appartamenti medio piccoli situati prevalentemente al Sud, dove la recessione si è fatta sentire con più violenza.
A peggiorare il quadro ci si è messo lo scorso anno pure il governo, lo stesso che ora ha messo sul piatto 20 miliardi pubblici per salvare Mps. Per aiutare le banche (e l’istituto senese non è ovviamente l’unico ad espropriare gli immobili) a rientrare dei crediti, prima è stato fissato in 18 il numero di rate del mutuo non pagate sufficiente a far scattare l’insolvenza, poi è stato deciso che alla quarta asta il giudice può abbassare il prezzo del 50%. Così il malcapitato si ritrova senza casa, ma con il debito ancora da pagare.