Dopo l’austerity spuntano anche i metodi di calcolo. Di fronte al cattivo andamento dei conti pubblici, Matteo Renzi ha ingaggiato già da un po’ un duro braccio di ferro contro le rigidità dell’Europa e del suo capo Jean-Claude Juncker, che ci imporrebbero vincoli troppo stretti sulla flessibilità del deficit/pil. Ora, viste le brutte, come ha dimostrato ieri la bocciatura di S&P, è arrivato il raddoppio anche di Pier Carlo Padoan, infastidito dal meccanismo con cui Bruxelles giudica i conti degli Stati membri. In particolare del nostro.
L ’Italia «rispettera lo sforzo di aggiustamento richiesto» dall’Unione europea, anche se è «deformato da considerazioni statistiche» e da un metodo che la penalizza rispetto ad altri Paesi. È questa la sintesi del messaggio lanciato dal ministro dell’Economia, a Parigi per una due giorni di conferenze sul futuro dell’eurozona e sulla governance finanziaria globale.
Anche la Commissione europea, ha spiegato Padoan in un’intervista a Le Figaro, «ammette che questo metodo di calcolo potrebbe essere differente, ma non si cambiano le regole durante il gioco. Queste regole, imponendo all’Italia aggiustamenti dolorosi, le recano maggior danno che ad altri Paesi, e questo non mi va bene». Un metodo di calcolo diverso, ha argomenta Padoan, mostrerebbe «senza ombra di dubbio che l’Italia ha dei conti pubblici assolutamente in equilibrio».
All’Italia «si rimprovera a volte di chiedere troppa flessibilità, di mostrarsi insaziabile, dimenticando che questa domanda è del tutto legittima, perché si iscrive nelle regole europee», ha ribadito il ministro, toccando un tema che ha ripreso anche nel suo intervento davanti a studenti e ricercatori di SciencesPo. Lì Padoan ha spiegato che «la flessibilità non è una scusa per l’indisciplina di bilancio, ma un sistema di incentivi per riforme strutturali e investimento pubblico e privato», e che il rispetto delle regole deve essere accompagnato da una «capacità di rivederle» se necessario.
Al di là della situazione italiana, il ministro ha voluto calcare la mano contro Brxuelles, parlando della «tragedia» di un’Europa «deludente», le cui politiche non soddisfano i cittadini, tanto che «l’opinione di molti è che sia una parte del problema» mentre dovrebbe essere vista come «un’opportunità» e «parte della soluzione». Su questo fronte, Padoan ha ribadito il suo supporto alla proposta di un ministro dell’Economia unico per l’eurozona, che a suo parere permetterebbe «una politica di bilancio comune più equilibrata».
L’affondo del ministro dell’Economia è arrivato, casualmente, nel giorno in cui Standard and Poor’s ha gelato le speranze del governo sui conti. Nel rapporto pubblicato ieri «Flying on one engine: the Eurozone economy is fighting for altitude» si legge che per quest ’anno si prevede una crescita pari all’1,1% (contro l’1,3% delle proiezioni di novembre) e per il 2017 una crescita dell’1,3% (contro l’1,4% di novembre).
Intanto, dal Senato, il viceministro Enrico Morando ha smentito le voci di stampa che evocano un ritocco dell’Iva. «Non credo proprio ci saranno aumenti», ha spiegato ai cronisti, ribadendo che il governo sta lavorando alla sterilizzazione «strutturale» delle clausole di salvaguardia. «Lo abbiamo detto», ha concluso, «e lo faremo».
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