Ballerini, cantanti e calciatori potranno andare in pensione prima dei minatori, di chi maneggia l’amianto o di chi presta servizio la notte. Proseguono, anche nel 2016, gli effetti paradossali della legge Fornero. Nel provvedimento presentato alla fine del 2011 con le lacrime agli occhi, l’ex ministro del Lavoro aveva individuato una serie di categorie a cui garantire, fino al 2022 uno speciale regime di armonizzazione tra le vecchie e le nuove norme. Si tratta di lavoratori che non rientrano nelle tradizionali attività usuranti, ma che, per la specificità del lavoro svolto, subiscono, secondo il legislatore, gli effetti di un fattore temporale.
Si tratta di alcuni tipologie di lavoratori delle spettacolo, degli sportivi professionisti, dei marittimi e del personale viaggiante addetto ai pubblici servizi di trasporto. Per coloro, in ottemperanza della Fornero, il Dpr 157/2013 ha stabilito regole speciali per l’accesso alla quiescenza. Fino al 31 dicembre 2013 questi lavoratori potevano andare in pensione a 60 anni (55 per le donne). Dal 2014 il requisito è stato fissato, con alcune deroghe, in 5 anni prima dell’età pensionabile del regime generale obbligatorio. Anche le eccezioni alla Fornero hanno subito, nel corso degli ultimi anni, alcuni innalzamenti dell’asticella dovuti alla progressione prevista per tutti i comuni mortali, compresa quella dovuta all’innalzamento dell’aspettativa di vita stabilito dall’Istat. Ma il risultato è che nel 2016 i marittimi addetti al pilotaggio hanno diritto alla pensione di vecchiaia a 61 anni e 7 mesi (60 anni e 7 mesi le donne), i marittimi adibiti al servizio di macchina a 57 anni e 7 mesi, gli autoferrotranvieri a 61 anni e 7 mesi (60 anni e 7 mesi le donne), il gruppo ballo a 46 anni e 7 mesi, gli sportivi professionisti a 53 anni e 7 mesi (50 anni e 7 mesi le donne), il gruppo cantanti, artisti lirici ed orchestrali a 61 anni e 7 mesi (58 anni e 7 mesi le donne), il gruppo attori, conduttori e maestri d’orchestra a 64 anni e 7 mesi (61 anni e 7 mesi le donne). Questi ultimi due gruppi in assenza di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 saranno soggetti alle regole generali.
Lasciando da parte l’impietoso confronto con gli altri lavoratori, che nel 2016 possono andare in pensione solo se hanno raggiunto i 66 anni e 7 mesi (65 anni e 7 mesi le donne del privato) di età, il paragone clamoroso riguarda chi svolge attività fisicamente e usuranti. Malgrado la presenza, anche per questi lavoratori, di un regime speciale, in alcuni casi gli «armonizzati» continuano a godere di una corsia preferenziale. Chi effettua un lavoro faticoso e pesante potrà andare a riposo a 61 anni e 7 mesi, ma solo se è dipendente, Gli autunomi dovranno aspettare fino a 62 anni e 7 mesi. Per chi svolge un’attività notturna esistono diverse fascia. Chi colleziona durante l’anno più di 78 giorni di turni di notte avrà il diritto di lasciare a 61 anni e 7 mesi. Chi ha fatto un po’ meno notti, da 72 a 77 giorni l’anno, dovrà aspettare 62 anni e 7 mesi (63 e 7 mesi gli autonomi). Per chi ha lavorato durante la notte «solo» da 64 a 71 giorni l’asticella si alza a 63 anni e 7 mesi (64 anni e 7 mesi per gli autonomi).
La beffa più grande è poi per i macchinisti delle ferrovie. I loro «colleghi» di tram e autobus vanno tranquillamente a riposo a 61 anni. Per avere lo stesso trattamento chi guida un locomotore (misteriosamente escluso dagli armonizzati) dovrà dimostrare, certificazioni alla mano, di aver viaggiato di notte almeno 78 giorni l’anno.
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