giovedì 24 marzo 2016

Juncker vede Valls per i fotografi

«Se le parole non si traducono in fatti il progetto europeo di contrasto al terrorismo si sgonfia», ha sentenziato il primo ministro fracnese Manuel Valls. Per ora, però, sembra che ci si dovrà accontentare delle prime. La giornata di ieri a Bruxelles ha prodotto tanta commozione e una robusta manifestazione di cordoglio istituzionale, ma di risultati concreti neanche l’ombra.
A mezzogiorno nella hall Plaza al piano terra del palazzo Berlaymont, quartier generale della Commissione Ue, si è tenuta una commemorazione delle vittime degli attentati a cui hanno partecipato oltre al presidente dell’esecutivo europeo Jean-Claude Juncker anche il re e la regina del Belgio, Filippo e Matilde, il premier belga Charlse Michel e quello francese Valls. Un minuto di silenzio che è stato osservato anche in tutta Bruxelles, a partire da Place de la Bourse, il centro della città, che è divenuta spontaneamente il luogo in cui si sono riversati tutti gli abitanti della capitale belga.

Dopo brevi cerimonie all’aeroporto e alla metro, le dichiarazioni di rito e le manifestazioni di orgoglio («ci toccano, ma non ci abbattono») Juncker si è voluto confrontare con Valls per tentare di dare subito risposta alle richieste di interventi più incisivi e coordinati a livello europeo che sono state avanzate ieri da gran parte degli stati membri, a partire dall’Italia. Ma la possibilità di andare oltre i proclami non sembra dietro l’angolo, considerato che su sicurezza e difesa resta la competenza esclusiva dei governi. «Mi sembra sempre più evidente che i nostri servizi di sicurezza devono cooperare», ha detto Juncker al termine dell’incontro con il premier francese, spiegando, però, che i tentativi di coordinamento di sono fermi al 1999, quando si parlò di collaborazione tra gli 007 al Consiglio europeo a Tampere in Finlandia. Concetto ribadito nel 2001 dopo le Torri gemelle. «Ma ancora non si fa, per ragioni che mi sfuggono», ha proseguito il presidente della Commissione Ue, che ha ovviamente rinnovato l’appello alla costruzione di una «unione della sicurezza» da affiancare a quelle economica e monetaria,bancaria e dei capitali. «Serve una risposta europea», ha detto anche Valls, secondo cui la Commissione «ha capito che si deve avanzare rapidamente».

Non è ben chiaro, però, chi debba fare il primo passo, visto che tutti sono d’accordo, ma nessuno si muove. La Francia, ad esempio, non è mai stata molto favorevole allo scambio di informazioni. Ieri Valls ha dichiarato senza tentennamenti che «siamo in guerra e la determinazione deve essere totale». Poi, però, si è limitato ad invocare l’applicazione di misure per la registrazione dei dati dei passeggeri aerei (il Pnr, che lui stesso definisce simbolico) e controlli sistematici delle frontiere dello spazio Schengen, prendendosela col Parlamento Ue (che deve esprimersi sulle questioni) perché non si assume le sue responsabilità. Per risolvere la crisi dei rifugiati, infine, la ricetta è quella di «un’alleanza a livello molto alto tra l’Europa e l’Africa, che è un continente con un grande futuro e lì la Ue deve investire più che mai». Oggi i ministri dell’Interno e della Giustizia europei si riuniranno alle 16 a Bruxelles in un vertice straordinario proprio per verificare la possibilità di iniziative comuni. Il rischio che si replichi il copione di ieri è elevato.

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