martedì 29 ottobre 2013

I costruttori demoliscono Letta: la prima casa costerà il 72% in più

Si prospetta tutta in salita la strada parlamentare della legge di stabilità. Malgrado le continue rassicurazioni del governo sulla manovra senza tasse, molti sembrano pensarla diversamente. E non solo dalle parti del centrodestra. A lanciare l’allarme sulla trappola fiscale ieri sono state le parti sociali, che si sono presentate alla Camera cariche di numeri e tabelle che certificano l’imminente stangata.

Il tema rovente, inutile dirlo, è quello della tassazione immobiliare, su cui si sono concentrate le audizioni di Ance e Confedilizia. L’associazione dei costruttori ha pochi dubbi: sulla casa sarà un massacro. «Preoccupano fortemente», ha spiegato il presidente dell’Ance, Paolo Buzzetti, «le conseguenze sugli investimenti immobiliari del nuovo impianto impositivo, ed in particolare del tributo sui servizi comunali». Si tratta di un balzello, ha proseguito, che «con la sua componente relativa ai servizi (Tasi), si sommerà, su una seconda casa, all’Imu e alla tassa sui rifiuti. Inoltre, se la seconda casa, non locata, si trova nello stesso Comune dell’abitazione principale, i tributi dovuti saranno ben quattro, considerata la reintroduzione dell’Irpef sulle case sfitte». L’entità del salasso viene quantificata dalle simulazioni: prendendo in esame un’abitazione semicentrale di 60 mq a Roma, con rendita di 850 euro, le tasse da pagare come prima casa saranno 290 euro rispetto ai 168 del 2013 (+72%), come seconda casa sfitta l’esborso sarà di 1.970 euro rispetto a 1.652 (+19), mentre per una seconda casa locata il differenziale sarà minimo (4.042 contro 3.920). Scontenti per la nuova service tax anche i proprietari di casa, che accusano il governo di «non aver mantenuto gli impegni». Senza modifiche, ha denunciato il segretario generale di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, la manovra «determinerà aumenti di tassazione sugli immobili che potranno portare a quasi 10 miliardi di gettito in più rispetto al 2013».

Numeri che alimentano la già battagliera opposizione del Pdl sulla casa. «Aridatece l’Imu», ha ironizzato ieri,  Renato Brunetta, chiedendo al premier Enrico Letta la convocazione della cabina di regia. Mentre Maurizio Gasparri ha avvertito il governo che la tutela della casa per il Pdl è «una questione pregiudiziale». E dall’esecutivo è arrivata anche la voce del titolare delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, che sulla questione ha annunciato «emendamenti ministeriali».
Ma sul fronte del fisco parole pesanti sono arrivate anche dai sindacati. «Le dimensioni delle riduzioni fiscali sono assolutamente insufficienti per il cambiamento», ha detto il segretario della Cgil, Susanna Camusso, «servono modifiche». Interventi «inadeguati e insufficienti» è anche l’opinione del leader della Uil, Luigi Angeletti, secondo cui «si è fatto solo finta di ridurre le tasse». Per il segretario della Cisl, Raffele Bonanni, infine, «le scelte fatte sono le più sbagliate». Tranne la Camusso, irremovibile, Cisl e Uil si dicono comunque disponibili a revocare lo sciopero di 4 ore proclamato per novembre se il governo rimetterà in discussione alcuni punti della legge, a partire da cuneo e pensioni.
Il taglio al costo del lavoro è stato al centro ieri del vertice tra Letta, il vicepremier Alfano e il ministro dell’Economia, Saccomanni. L’esecutivo si è però limitato a ribadire la disponibilità, a saldi invariati, ad accettare diverse allocazioni proposte dal Parlamento delle risorse messe sul piatto per il cuneo. Ad accrescere la tensione ci sono i segnali negativi che continuano ad arrivare dal mondo produttivo. Il saldo tra aperture e chiusure di imprese nel terzo trimestre 2013, ha rivelato il presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello nel corso dell’Assemblea annuale a Genova, «è stato di 12.934 unità, il più basso in assoluto della serie degli ultimi dieci anni».

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