martedì 8 ottobre 2013

Banche e Fs volano via da Alitalia

Le Ferrovie si sfilano. I creditori pure. A Palazzo Chigi si è deciso di proseguire la trattativa ad oltranza, anche nel tentativo di ripescare i francesi, ma il cielo per Alitalia si fa scuro. L’incontro di ieri sera è andato male. Il nuovo vertice convocato da Palazzo Chigi dopo il sostanziale stallo di quello di martedì scorso si è risolto con un altro nulla di fatto. Il governo, presenti il premier Enrico Letta, i ministri dell’Economia, dello Sviluppo e dei Trasporti, Saccomanni, Zanonato e Lupi, e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Filippo Patroni Griffi, ha sostanzialmente registrato l’indisponibilità di fornitori e banche a concedere altro ossigeno all’ex compagnia di bandiera.

Molti dei soggetti coinvolti chiedevano una «soluzione di sistema» che, alla fine, non si è concretizzata. Le Fs, la cui ipotesi di intervento sia come partner commerciale sia come socio aveva preso corpo negli ultimi giorni, avrebbero fatto capire al governo i rischi dell’operazione. A spiegarlo sarebbe stato lo stesso ad Mauro Moretti, avvistato a Palazzo Chigi prima del vertice. «Non abbiamo mai proposto l’ingresso di Ferrovie in Alitalia», ha poi detto in serata il titolare delle Infrastrutture, Maurizio Lupi. Mentre il viceministro all’Economia, Stefano Fassina, prima dell’incontro sosteneva che «la discussione è a 360 gradi».
Ma rendere la situazione «seria, grave e tesissima», come hanno riferito alcune fonti, è stato il mancato accordo sui 300 milioni necessari ad Alitalia per sostenere il piano industriale. Le banche si sono tirate indietro. L’uscita di scena di Mps, che ieri ha preferito concentrarsi sul piano chiesto da Bruxelles e non si è neanche presentata all’appuntamento, ha provocato il passo indietro di Unicredit e, a ruota, anche di Intesa, inizialmente più possibilista.

Salta dunque l’ipotesi, fondamentale per la sopravvivenza della compagnia, di un consorzio di garanzia disposto a farsi carico della quota di aumento di capitale non sottoscritta dai soci. E una bella porta in faccia è arrivata anche dai fornitori. A dare un’idea della voglia di fare ancora credito ad Alitalia ci ha pensato Paolo Scaroni da New York. «Non possiamo certo», ha detto l’ad dell’Eni, che ha un conto aperto con la società di circa 30 milioni, «aumentare il fido ad una società il cui futuro non ci dà sicurezza. Se non riscuote la fiducia degli azionisti non possiamo tenerla in vita noi con il carburante». Posizione durissima, che al di là dei crediti potrebbe anche significare lo stop dei voli per la società.
Malgrado la débacle, Lupi ha ancora mostrato fiducia nella possibilità di arrivare ad una soluzione. E ottimisti si sono detti anche in Alitalia. La realtà è che ieri al vertice si è ragionato da una parte di ricucire la trattative con Air France, che negli ultimi giorni è stata messa a dura prova dalle fughe in avanti di governo e compagnia, e dall’altra di come scongiurare lo spettro dell’amministrazione controllata, che è dietro l’angolo e permetterebbe ai francesi di intervenire in un secondo momento senza doversi far carico dei debiti. Per evitarlo, la soluzione andrà trovata nelle prossime ore. Non a caso gli incontri proseguiranno, senza sosta, anche oggi.

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