giovedì 3 ottobre 2013

Cottarelli, il mister spending review che aumenterà la spesa

Almeno mezzo milione di costi aggiuntivi. È questa la svolta annunciata da Enrico Letta sulla spending review. «Nel 2013», ha spiegato il premier durante l’intervento al Senato, «ci sono stati già 1,7 miliardi di riduzione della spesa. Cifre, fatti, non annunci». Ma non basta, serve il cambio di passo. E l’annuncio, alla fine, c’è. «La revisione va fatta con accortezza», ha spiegato. Per questo, «chiederemo a Carlo Cottarelli di diventare commissario della spending review».

Il nome è nuovo, l’idea un po’ meno. Per sforbiciare la spesa l’ex premier Mario Monti si era affidato ad Enrico Bondi, il super risanatore di Parmalat. Poi, quando il manager è diventato garante delle liste di Scelta civica, l’incarico è passato all’allora ragioniere dello Stato, Mario Canzio. Risultato: niente tagli. Ora Letta ci riprova, chiamando nientemeno che il Capo del dipartimento Affari fiscali del Fondo monetario internazionale. Il nome di Cottarelli, dal 1988 all’Fmi, con un passato in Bankitalia, arriva dal ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni. È stato lui, qualche settimana fa, a segnalare le condizioni minime per strappare Cottarelli da Washington: incarico permanente e staff a disposizione. Il che significa soldi pubblici. Quanti? Difficile dirlo. La retribuzione base del Fondo per i direttori come Cottarelli va dai 206mila ai 260mila euro, a cui bisogna aggiungere benefit e premi vari. Quanto allo staff, per avere un’idea basti sapere che il Comitato per il controllo strategico nelle amministrazioni dello Stato, composto da un presidente e 3 membri, pesa (bilancio di previsione Presidenza del Consiglio) sui contribuenti per 192mila euro. Insomma, anche restando molto prudenti i nuovi tagli costeranno non meno di 500mila euro l’anno.

© Libero