C’è chi assicura che la situazione è ancora sotto controllo. Ma quell’asticella dell’Euribor che continua a salire sta già iniziando a far perdere il sonno quel 50% di famiglie che, ingolosite dai tassi ai minimi storici, hanno optato nel 2010 per un mutuo variabile. E non è un caso che gli esperti di Giulio Tremonti si siano già messi all’opera per studiare qualche forma di protezione che eviti il massacro dei mesi post crisi.
Ieri, come accade ormai tutti i giorni da quando, il 7 aprile, la Bce ha deciso di alzare il costo del denaro dall’1 all’1,25%, l’euribor a tre mesi, l’indice a cui è agganciata la maggior parte dei prestiti a tasso variabile, è salito all’1,365% rispetto all’1,361 del giorno prima e all’1,356 di quello ancora precedente.
La cosa di per se non è catastrofica. La media storica dei tassi negli ultimi dieci anni è del 3%, più del doppio di quelli attuali e i rialzi delle ultime settimane significano semplicemente che è iniziato il cammino verso il ritorno alla normalità. Il percorso, secondo le stime, non dovrebbe neanche essere troppo repentino. La soglia del 3% è prevista non prima del 2014. E non è detto che una volta raggiunta tale soglia Il problema è che gli esperti a volte sbagliano e che non sempre le cose vanno come devono andare. Il ricordo dell’impennata degli indici dell’autunno 2008, con l’euribor sopra il 5%, è ancora troppo fresco e la situazione economica del Vecchio continente ancora troppo fragile per non pensare al peggio.
Al Tesoro nessuno ha ancora sollevato ufficialmente il problema, ma negli uffici di via XX settembre è già scattata l’allerta. Giulio Tremonti vuole evitare di trovarsi di nuovo alle prese con migliaia di famiglie soffocate dalla rata del mutuo e ha messo i suoi uomini al lavoro per studiare un paracadute preventivo che possa limitare i danni in caso di nuovi scossoni sui tassi. Il problema principale è dato dall’ingente quantità di mutui a tasso variabile stipulati lo scorso anno. Secondo i dati forniti dall’Abi, si tratta di circa il 47% dei consumatori che ha sottoscritto un prestito per l’acquisto della casa, a fronte di un 24% che ha optato per il tasso fisso, un 26,5% che ha scelto il variabile con un tetto e un 2,5% che ha scelto il misto.
L’occasione per correre ai ripari potrebbe arrivare in tempi molto stretti, già con il decreto sviluppo che il ministro dell’Economia dovrebbe portare al Consiglio dei ministri della prossima settimana.
Le ipotesi allo studio sono due: quella già sperimentata di una moratoria oppure quella di offrire alle famiglie un’agevolazione per convertire il prestito da variabile a fisso, probabilmente congelando l’attuale livello dei tassi maggiorato dello spread (il ricavo che ogni banca decide di aggiungere al tasso base quale proprio ricavo) praticato da ciascuna banca in modo differente. In entrambi i casi, comunque, né il governo né le banche faranno regali. Come è già successo, la sostenibilità della rata sarà compensata da allungamenti della durata del mutuo o da dilazioni sul pagamento degli interessi.
© Libero