sabato 21 maggio 2011

L’industria fa più 8%. Grazie alle esportazioni

 Aspettando la scossa all’economia, le imprese fanno da sole. Segnali positivi arrivano dal fatturato, salito a marzo del 2% su febbraio e del 12,2% sul 2010. Ma la vera sorpresa riguarda gli ordini. Il balzo, in questo caso, è stato dell’8,1% sul mese precedente e addirittura del 21,2% rispetto allo scorso anno. Si tratta di incrementi, come rileva l’Istat, che non si vedevano dal 2006 e che dimostrano in maniera abbastanza inequivocabile che l’Italia in qualche modo sta agganciando la ripresa internazionale.

Anzi, è proprio dall’estero che arriva la benzina per rimettere in moto la macchina. Disaggregando il dato, infatti, si scopre che quell’8,1% scaturisce da un +3,7% degli ordinativi interni e da un 15,5% di quelli dovuti all’export. Di fronte ad una domanda interna che non accenna a smuoversi (e su cui si spera che la congiuntura e i provvedimenti del governo riescano ad intervenire positivamente) la carta vincente resta, dunque, quella dell’internazionalizzazione e dell’innovazione, che permette alle grandi imprese e alle pmi di continuare ad aggredire i mercati stranieri.
Non si tratta, come si potrebbe pensare, del classico made in Italy, dell’abbigliamento, del lusso, dell’agroalimentare. A fare la parte del leone nel raccogliere ordini sul mercato sono settori apparentemente meno vocati all’export come i prodotti chimici (+26%), la metallurgia (+41,3%), le apparecchiature elettriche e quelle per uso domestico non elettriche (+43,3%).

Segno che anche le imprese tradizionalmente non attrezzate per l’espansione al di là dei confini nazionali si sono rimboccate le maniche per non restare a bocca asciutta. L’intraprendenza del tessuto imprenditoriale rischia però di non essere sufficiente se non sarà adeguatamente sostenuta dall’azione di governo.
Che il tema sia centrale è dimostrato dal fatto che il vecchio progetto su cui stava lavorando con insistenza l’ex viceministro per il Commercio estero, Adolfo Urso, e cioè quello di accorpare i tre enti (Ice, Sace e Simest) che si occupano di promuovere l’attività delle nostre imprese in terra straniera è stato inserito tra i cinque punti della cosiddetta frustata all’economia annunciata dal governo a febbraio. Al punto 4 si prevedeva infatti il riordino di tutti quegli enti che si occupano della promozione dell’Italia sui mercati internazionali. Su questo fronte, però, nulla si è ancora mosso.

Qualcosa si è invece visto sul fronte delle reti d’impresa, tema che sta molto a cuore a Giulio Tremonti, che ha messo in cantiere diversi provvedimenti per abbattere il peso del fisco e della burocrazia nei confronti delle imprese che si aggregano. Secondo quanto riferito recentemente dal presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, sono «già 13mila le Pmi manifatturiere che stanno scommettendo sull’opportunità del gioco di squadra» e lo strumento della rete è quello che permette «di abbattere l’eventuale deficit di dimensione, facendo massa critica all’estero». Perché le reti possano svilupparsi e raggiungere i mercati globali, ha aggiunto Dardanello, «c’è però bisogno di un lavoro di raccordo di supporto e di promozione». Attraverso un impegno congiunto di governo, enti e sistema associativo, secondo Unioncamere, è possibile raddoppiare la nostra potenza di fuoco, passando dalle attuali 190mila imprese italiane che attualmente operano sui mercati esteri sotto il marchio del made in Italy a 400mila.

Un’iniziativa concreta a favore dell’export c’è stata e risale a poco più di un mese fa, quando Cassa depositi e prestiti, Abi e Sace hanno firmato una nuova convenzione per finanziare e sostenere le imprese esportatrici. L'intesa prevede il supporto finanziario di Cdp, la garanzia di Sace e il pieno coinvolgimento delle banche nell’organizzazione delle operazioni di finanziamento alle aziende che vogliono vendere i loro prodotti all’estero. Si tratta del progetto denominato export banca, che dovrebbe mettere l’Italia al passo con Francia e Germania, che si sono già dotate di strumenti simili.
Sul tavolo, poi, ci sono alcune importanti misure che hanno già ricevuto il via libera del Parlamento e aspettano solo di essere attuate. Oltre alle deleghe al governo per un riassetto della normativa e per il riordino degli enti operanti nel settore, le Camere nel settembre scorso hanno dato il via libera all’istituzione di un Fondo rotativo per favorire l’avvio di progetti di internazionalizzazione delle imprese a al sostegno alla rete estera degli uffici dell’Ice. Se non è questo il momento giusto è difficile immaginare quando.

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