mercoledì 4 maggio 2011

Rischiamo lo schiaffo pure su Draghi: tedeschi di traverso

Il moltiplicarsi dei consensi su Mario Draghi ha fatto storcere il naso alla Germania. Ieri la giornata si è aperta con una serie di placet a mezzo stampa. Il primo, più autorevole, è arrivato dal Financial Times, che nella lex column ha giudicato positivamente «una banca centrale all’italiana» per la zona euro, sostenendo che il Vecchio continente «dovrebbe rallegrarsi di una prospettiva non nordica alla guida della Bce».

L’ipotesi che l’Eurotower possa divenire troppo sbilanciata verso il Sud Europa (con un vice-presidente portoghese, Vitor Constancio, e un presidente italiano) «non ha senso», prosegue la lex, notando che «Draghi ha una forte esperienza internazionale» in particolare nel settore del credito. Identica approvazione è arrivata dal quotidiano francese Le Monde, che nel titolo di apertura ha definito il governatore di Bankitalia «ben posizionato per la successione», spiegando che la sua «portata internazionale ne fa l’unico candidato credibile per questo incarico».

Poi, nel corso della mattinata, sono arrivati gli appoggi ufficiali del governo portoghese prima e di quella belga dopo. Sostegni importanti, che bastano però a spiegare la sortita tedesca. Quello che non è davvero andato giù alla Germania è stato il via libera francese annunciato da Nicolas Sarkozy al termine del vertice bilaterale con Silvio Berlusconi di martedì scorso. Una mossa che spezza l’asse franco-tedesco e rischia di lasciare la cancelliera Angela Merkel senza contropartite. Di qui l’irrituale stop arrivato ieri da Berlino, che suona più come il tentativo di riaffermare la propria leadership in seno all’Europa che come una bocciatura, visto che su Draghi si era già espresso favorevolmente anche il ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble. «Senza l’approvazione del governo tedesco non ci sarà alcuna decisione» rispetto al successore di Jean-Claude Trichet alla presidenza della Bce, ha voluto puntualizzare il portavoce dell’esecutivo, Steffen Seibert. «Due paesi importanti come la Francia e l’Italia appoggiano il candidato Draghi», ha ammesso Seibert, ma senza l’ok della Germania «non ci sarà un’assegnazione del posto di presidente della Banca centrale europea».

«Abbiamo un grande interesse ad avere una Banca centrale europea ben gestita e una stabilità nella zona dell’euro», ha proseguito il portavoce. «Questi criteri saranno alla base della decisione» sul successore di Trichet, ha osservato Seibert. La Germania, ha precisato il portavoce rispondendo a una domanda dei cronisti, non si sta «disinteressando» di questa questione «perché sappiamo quanto sono importanti l’euro, il presidente della Bce e i criteri per questo incarico così importante». Il governo tedesco si pronuncerà «in tempo su possibili candidati», ha aggiunto il portavoce, spiegando che «il rapporto tra la Germania e la Francia è molto stretto» e che la cancelliera tedesca Merkel e il presidente francese Sarkozy «hanno già parlato parecchie volte» della presidenza della Bce. Su questi colloqui, ha però precisato Seibert, «non posso e non voglio dare informazioni».
Dall’Italia, infine, arriva l’appoggio dell’ex ad di Unicredit Alessandro Profumo, il quale si è detto convinto che la forza della candidatura di Draghi stia principalmente «nel ruolo fondamentale alla guida del Financial stability board».

© Libero