venerdì 13 maggio 2011

L’Italia cresce, Bruxelles la frena

La ripresa è in atto, ma la linea del rigore zavorra la crescita. È il classico cane che si morde la coda quello descritto ieri dalla Bce, che da una parte pungola gli Stati a rimettere in sesto i conti e dall’altra ammette che i piani di risanamento in atto rischiano di far perdere all’Europa il treno che sta ripartendo.

Il quadro è un po’ caotico: secondo gli esperti dell’Eurotower servono riforme, ma anche contenimento dei costi; bisogna inseguire lo sviluppo, ma anche tenere fede agli impegni con la Ue. La sensazione è che il Vecchio Continente si stia avvitando su se stesso, nel tentativo di inseguire una rigidità di bilancio che dovrebbe mettere gli Stati membri al riparo dai burroni in cui, invece, pian piano stanno scivolando gran parte dei Paesi periferici.
E il rischio è che, malgrado i sacrifici, il rigore e la prudenza imposte da Bruxelles, alla fine vengano trascinati giù anche i più disciplinati. Come ha spiegato ieri il Fondo monetario internazionale nel suo rapporto sull’Europa ci sono timori “tangibili” di contagio sul fronte del debito, che da Grecia, Irlanda e Portogallo potrebbe estendersi anche alla Spagna e arrivare fino «al Belgio e all’Italia». Una bella beffa per il nostro Paese che dallo stesso Fmi è stata lodata proprio per aver tenuto la barra dritta. «Il bilancio strutturale è migliorato», si legge nel rapporto, «e la spesa primaria corrente è cresciuta al ritmo più basso dalla metà degli anni ’90. Il trend positivo di bilancio», prosegue il documento, «è continuato nei primi mesi del 2011». Una promozione piena del lavoro di Giulio Tremonti, insomma, e un riconoscimento indiretto ai sacrifici fatti dagli italiani, le cui tasche vuote hanno permesso i «considerevoli progressi sull’aggiustamento dei conti pubblici» che dovrebbero portare l’Italia vicino al pareggio di bilancio nel 2014.

Ripresa in corso
È sempre l’Fmi a certificare che la ripresa è in corso. In Europa l’avanzata dovrebbe consolidarsi con un +2,4% nel 2011 e un +2,6% nel 2012. L’Italia, però, si fermerà all’1,1% e all’1,3%. Vuoi vedere che siamo stati troppo bravi e ora ce la prendiamo in saccoccia? Questa, al di là delle battute, sembra la tesi della Bce, secondo cui «i recenti dati statistici e gli indicatori basati sulle indagini congiunturali segnalano una dinamica di fondo persistentemente positiva dell’attività economica dell’area dell’euro nel primo trimestre e agli inizi del secondo trimestre di quest’anno». Tuttavia, sottolinea la Banca centrale Ue nel bollettino di maggio, «ci si attende che l’attività resti in certa misura frenata dal processo di aggiustamento dei bilanci in diversi comparti».
È per questo, aggiungono gli esperti dell’Eurotower, che «è di importanza capitale che nell’area euro siano attuate con urgenza riforme strutturali consistenti e di ampia portata al fine di rafforzarne il potenziale di crescita, la competitività e la flessibilità». Allo stesso tempo, però, «è essenziale che tutti i governi rispettino gli obiettivi annunciati per il 2011». A questo scopo è necessario che i Paesi a «rischio» intraprendano rapidamente «ulteriori interventi correttivi» per evitare che «l’osservanza dei piani di risanamento segua un’evoluzione disomogenea».

Stringere la cinghia
Insomma, bisogna stringere la cinghia ma anche far ripartire i consumi. Un ossimoro che non spaventa più di tanto Tremonti, il quale ha già annunciato di essere pronto a limare ulteriormente la spesa pubblica e a continuare a produrre decreti per lo sviluppo. Nell’attesa di capire se il gioco sia fattibile, sembra almeno scongiurata la possibilità di fare la fine della Grecia. L’Italia, ha detto il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, è «al riparo» dal contagio perché ha «una robusta disciplina di bilancio insieme con una grande ricchezza nazionale». Opinione condivisa dall’ex ministro dell’Economia ed ora presidente di Assogestioni, Domenico Siniscalco, secondo cui l’alta propensione al risparmio degli italiani «mantiene a distanza di sicurezza gli spettri del default sul debito sovrano». Ma la voce più rassicurante è quella di Arrigo Sadun. Secondo il direttore esecutivo dell’Fmi per l’Italia, l’ipotesi che il nostro Paese possa essere trascinato giù insieme agli Stati in difficoltà «è del tutto fuorviante».
Quanto alla Grecia, comunque, il Fondo monetario è convinto che non ci sia alcun bisogno di «una ristrutturazione del debito». Questa la posizione illustrata dal direttore per l’Europa dell’Fmi, Antonio Borges, durante la presentazione del rapporto a Francoforte. Allo stesso tempo, però, come ha spiegato la portavoce dell’Fmi, Caroline Atkinson, «il Fondo ha detto più volte di essere aperto all’idea di estendere il debito di Atene» per dare alla Grecia «più tempo» per completare il programma.
L’Eurotower, intanto, prepara la strada ad un nuovo aumento dei tassi. L’inflazione, ha avvertito ieri, va seguita con «molta attenzione». La previsione è per un tasso del 2,5% quest’anno, contro un livello desiderabile inferiore al 2%.

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