Ci risiamo. Anche oggi i giornali saranno zeppi di statistiche trilussiane per dimostrare che gli italiani sono vicini ad uno stato di povertà che ricorda quello di alcune zone svantaggiate del terzo mondo. Ieri a tenere banco sono state le pensioni. Oltre al boom di quelle di anzianità (+73%) dovuto al meccanismo degli scalini, che ha ridotto le uscite nel 2009, i riflettori si sono puntati su notizie circolate nelle agenzie di stampa e nei giornali on line su un 50,8% di trattamenti erogati dall’Inps che non arriva a 500 euro al mese o sul 91% delle donne che prende meno di mille euro al mese.
Dati drammatici, che però non corrispondono a quelli presentati ieri dal presidente dell’Istituto di previdenza Antonio Mastrapasqua. Stando alle tabelle dell’Inps, infatti, sotto i 500 euro si trovano “solo” il 14,9% degli uomini e il 30,4% delle donne. Complessivamente percepisce trattamenti così bassi il 23,3% dei pensionati. Alzando la soglia a mille euro, invece, la percentuale arriva al 54,6%. Non c’è comunque da scialare. Ma la differenza non è trascurabile.
Non solo, è bene sapere che il 26% dei pensionati percepisce almeno due assegni e che in questo segmento la percentuale di donne (33,9%) è doppia rispetto agli uomini (16,9%). Detto questo, la media (tredicesima esclusa) per gli uomini di chi riceve un solo assegno è di 1.284 al mese, mentre sale a 1.442 per chi ne ha due o più. Per le donne la media è di 774 euro, che arriva a 1.183 per le titolari di pensioni plurime.
Disaggregando, poi, i dati si scopre che i trattamenti più bassi sono quelli relativi a coltivatori, artigiani e commercianti, che hanno quote contributive intorno al 20%, rispetto al 33% dei lavoratori dipendenti, e quelli che vanno sotto il nome di assegni sociali, in assenza dunque di contributi. Infine, i dati sulle basse pensioni vanno conditi con la percentuale clamorosa del 23% di cittadini italiani che percepisce l’assegno malgrado l’età sia compresa tra i 40 e i 64 anni. Un 2,7% ha addirittura meno di 40 anni.
Ma dall’assemblea annuale dell’Inps è uscito molto altro. Mastrapasqua ha, ad esempio certificato l’azione di governo a sostegno dell’occupazione, spiegando che tra cig, indennità di disoccupazione e mobilità sono stati spesi nel 2010 19,7 miliardi di euro. Un salasso che l’Inps è riuscita a contenere chiudendo l’esercizio con un avanzo di 1,4 miliardi (rispetto ai 5,2 del 2009). Quanto alla tenuta complessiva del sistema, secondo il presidente, «la riforma delle pensioni definita poco meno di un anno fa ha chiuso un cantiere, avendo costruito un edificio solido, stabile, indicato ormai dall’Europa come un modello». Certo, bisognerà lavorare di più, ma in questo modo, ha assicurato Mastrapasqua, «la pensione ci sarà anche per i giovani». Una frase che da anni, prudentemente, nessuno pronunciava più.
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