mercoledì 18 maggio 2011

Spese inferiori alle entrate. Lo Stato torna virtuoso

La crescita è ancora lenta e il debito raggiungerà alla fine dell’anno la quota record del 120,3% del pil. Ma c’è da scommettere che quando Giulio Tremonti ha preso in mano il rapporto diffuso ieri da Bruxelles non si sia affatto messo le mani nei capelli. Anzi. Le stime dell’Unione europea prevedono che nel 2011 l’avanzo primario tornerà in territorio positivo. Esattamente dello 0,75% del pil, per poi arrivare al 2% nel 2012. Si tratta, tanto per capirsi, del rapporto tra quanto entra nelle casse dello Stato e quanto esce, al netto della spesa per interessi sul debito. In altre parole, è l’indicatore principale con cui misurare la virtuosità della gestione della finanza pubblica e su cui agganciarsi per scalare la montagna del debito.

 Sull’avanzo primario si sono concentrate negli ultimi anni le preoccupazioni di tutti gli organismi internazionali. La crisi ha infatti mandato a picco i bilanci di gran parte delle economie mondiali, comprese quelle che mostrano i muscoli più robusti. Dal 2009 gli avanzi sono diventati deficit in Gran Bretagna, in Francia, negli Stati Uniti, in Giappone e persino, seppure in misura meno ampia, nella locomotiva tedesca. In Italia si è passati dal +2,5% del 2008 al -0,6% del 2009, cosa che non accadeva dal 1991. Ebbene, stando alle ultime stime disponibili, l’Italia sarà uno dei pochi Paesi (forse l’unico) del G7 a riportare il segno più davanti alla voce di bilancio.
Da lì si dovrà ripartire, secondo la Ue, per abbattere il debito, che nell’anno in corso dovrebbe raggiungere «il picco» massimo, per poi ridiscendere al 119,8% nel 2012. Su questo fronte, al di là delle stime di Bruxelles, è arrivato ieri un segnale positivo. Bankitalia ha infatti certificato il secondo calo consecutivo del debito, che a marzo è calato di quasi 8 miliardi rispetto a febbraio, dove già si era registrata una diminuzione.

Salgono le entrate tributarie
Accanto all’avanzo primario Tremonti potrà contare anche su una ripartenza delle entrate, che secondo il ministero dell’Economia è così vigorosa da ricordare i livelli precrisi. Complessivamente, si legge in una nota di Via XX Settembre, i risultati «confermano la tendenza alla ripresa delle entrate tributarie che tornano a collocarsi a livelli di crescita prossimi a quelli registrati nel periodo 2007-2008 (+5,6%)». Nel primo trimestre del 2011 il gettito totale ha registrato una crescita del 4,6%, che sale addirittura al 4,9 secondo i calcoli (effettuati con criteri di cassa) di Bankitalia. Clamoroso, poi, è il risultato della lotta all’evasione. Nei primi tre mesi dell’anno gli incassi da ruolo, cioè quelli relativi ad attività di accertamento e controllo, sono cresciuti addirittura del 30,4%, portando nelle casse dello Stato 359 milioni in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

La crescita resta debole
Segnali importanti, che non cancellano in ogni caso le difficoltà del Paese a ritornare sui binari della crescita. I dati sul pil registrati ieri dall’Istat parlano di un +1% sul 2010 nel primo trimestre e uno 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti. Percentuali che sembrano in linea con le stime della Ue, che prevedono un cammino dell’Italia a marcia ridotta rispetto al resto d’Europa. Il prodotto interno lordo del nostro Paese dovrebbe chiudere il 2011 all’1% e il 2012 all’1,3%, al di sotto della media Ue che si attesterà all’1,6% nell’anno in corso e all’1,8% in quello successivo. Pur ribadendo la necessità di riforme strutturali per rilanciare lo sviluppo, Bruxelles ritiene però che l’Italia non debba allontanarsi dalla linea del rigore seguita finora da Tremonti per mettere in sicurezza i conti pubblici.
Il nostro Paese, secondo il commissario Ue agli affari economici e monetari, Olli Rhen, deve andare avanti «con una politica di bilancio prudente e con un’attuazione rigorosa del programma di consolidamento dei conti». La strada, insomma, è quella giusta. Come si legge nel rapporto della Commissione, «dopo il deterioramento nel 2008-2009, dovuto in buona parte all’effetto degli stabilizzatori automatici, la situazione è migliorata nel 2010». Le stime parlano di un deficit che «continua a diminuire di circa mezzo punto percentuale del pil nel 2011 e di ulteriori tre quarti di punto nel 2012». Arrivando, quindi, al 4% nel 2011 e al 3,2% nel 2012. Percentuale più alta rispetto al 2,7% stimato dal governo, ma pur sempre molto vicina all’obiettivo del 3% indicato dall’Europa.

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