mercoledì 30 settembre 2009

Unicredit e Intesa fanno da sole: niente Tremonti bond

Tante grazie al governo, ma Giulio Tremonti può anche tenersi i suoi bond. Com’era previsto, i due colossi del credito faranno a meno della stampella del Tesoro. La decisione ufficiale è arrivata nel tardo pomeriggio di ieri al termine dei due cda in cui Unicredit e Intesa San Paolo hanno disegnato le strade alternative che percorreranno per riportare la patrimonializzazione ai livelli richiesti dalla vigilanza bancaria. Con buona pace del ministro dell’Economia, che per i suoi bond dovrà accontentarsi di Banco popolare, Bpm, Mps e Credito valtellinese.
Nota, e limpida, la soluzione scelta dal gruppo guidato da Alessandro Profumo. Il consiglio di amministrazione ha approvato all’unanimità la proposta di un aumento di capitale fino a 4 miliardi. L’operazione avrà un impatto sul Core Tier 1 ratio (l’indice di patrimonializzazione), di circa 80 punti base che andranno ad irrobustire il 6,85% attuale. Se può essere di consolazione per il ministro dell’Economia, la rinuncia all’emissione di strumenti di capitale destinati alla sottoscrizione da parte del governo riguarda anche l’Austria. Unicredit ha infatti approvato anche la sottoscrizione di un futuro aumento di capitale per Bank of Austria da 2 miliardi. Per quanto riguarda l’Italia il consiglio definirà le modalità e i termini dell’aumento, in particolare il prezzo, prima della fine dell’anno. L’operazione dovrebbe concludersi entro il primo trimestre del 2010.
Resta ancora aperto, invece, lo scenario in cui si muoverà Intesa Sanpaolo. Il consiglio di gestione e quello di sorveglianza, hanno deciso, «alla luce di un andamento del gruppo migliore di quanto ci si potesse aspettare, di emettere fino a 1,5 miliardi di euro di Tier 1», ovvero obbligazioni che vanno a impattare sulla patrimonializzazione. Oltre al bond il gruppo accelererà e incrementerà «le azioni di capital management (dismissioni totali o parziali, partnership, quotazioni) previste dal piano d’impresa per garantire al gruppo le risorse patrimoniali necessarie a una crescita dell’attività creditizia anche superiore a quella oggi prevedibile». Intesa, in sostanza, «è in grado di raggiungere e andare oltre gli obiettivi di patrimonializzazione con risorse proprie». Senza il bisogno di operazioni straordinarie e, soprattutto, senza il bisogno di sospendere oltre la distribuzione di dividendi, che riprenderà nel 2010. Non è chiaro se si tratta di una pietra tombale dell’affare Exor-Fideuram, operazione cui sembrava affidato nelle scorse settimane il rafforzamento patrimoniale di Intesa. Il presidente del consiglio di gestione, Enrico Salza, si è limitato a dire al termine del cda: «Non c’è urgenza, si deve vendere bene, non in fretta».

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