Da oggi anche l’ascensore diventa europeo. Può sembrare una sciocchezza, ma non lo è in Italia, dove la guerra agli scalini ha da tempo assunto dimensioni ciclopiche. Nessuno probabilmente lo direbbe, vista la quantità di centri storici, palazzi antichi e sperduti paesini di montagna dove l’unica alternativa alle rampe è abitare al piano terra. Eppure, l’Italia detiene il primato mondiale degli ascensori, con oltre 870mila impianti che ogni giorno effettuano quasi cento milioni di corse. Il guaio è che abbiamo iniziato troppo presto. Così, il 60% degli ascensori risulta in servizio da più di vent’anni, mentre un buon 40% va su e giù da oltre trent’anni. Un’età di tutto rispetto per un elevatore. Nasce da qui, oltre che dall’esigenza di adeguarsi alle normative europee molto severe in materia, la decisione del governo di introdurre nuove regole per la sicurezza. Il problema è che gli ascensori sono tanti e i soldi necessari a metterli in regola ancora di più. Le ultime stime parlano di interventi necessari per almeno 400mila impianti. Considerando circa 15mila euro ad impianto, si arriva alla stratosferica cifra di 6 miliardi: in pratica una manovra Finanziaria.Inevitabile, vista l’entità della stangata, l’esplosione di una vera e propria guerra degli ascensori che ha bloccato il provvedimento per circa 5 anni. Da una parte Confedilizia, preoccupata di garantire la sicurezza, ma anche le tasche dei proprietari di casa e dei condomini. Dall’altra i costruttori di ascensori, che con l’avvento delle nuove norme vedranno schizzare alle stelle i fatturati, che già sfiorano quota 3 miliardi di euro.chi ci guadagnaIl conflitto, combattuto a colpi di carte bollate e ricorsi al Tar, si è concluso lo scorso 23 luglio, quando il ministro dello Sviluppo economico ha firmato il decreto attuativo della legge dell’ottobre 2005. Il provvedimento entra in vigore oggi, data a partire dalla quale, con diverse scadenze in relazione alla data di installazione dei singoli impianti, i proprietari di casa dovranno disporre una verifica straordinaria «finalizzata alla realizzazione di una analisi delle situazioni di rischio» su tutti gli ascensori messi in esercizio prima del 1999. In seguito, chiaramente, dovrà essere disposta la realizzazione «dei conseguenti interventi di adeguamento». Le società che si occupano di costruzione e manutenzione si stanno già sfregando le mani da tempo. Come conseguenza del decreto, si legge in un comunicato del 28 luglio rivolto agli investitori della società quotata Monti Ascensori, prevediamo «un rilevante aumento dell’attività delle imprese del settore con un corrispondente incremento dei volumi di fatturato». È ragionevole aspettarsi, continuava la nota, «un significativo incremento del fatturato nei prossimi 6-8 anni per effetto di questi lavori». Evviva, ma chi paga? A rimpinguare le casse delle aziende di manutenzione saranno evidentemente i condomini, che in piena crisi si vedranno piombare sul groppone una bella tassa aggiuntiva. Ora, nessuno mette in discussione la questione sicurezza. Come ha più volte dichiarato il ministro Claudio Scajola, «succede ormai troppo spesso che sul pianerottolo si apra la porta dell’ascensore e l’ascensore non c’è». Quanto al costo, ha poi aggiunto il titolare dello Sviluppo economico, «se lo si guarda con la dovuta attenzione non è enorme, soprattutto se si pensa che serve a mettere i cittadini in condizione di vivere sicuri. Quello che si investe in sicurezza è nell’interesse di tutti».meglio i gradiniEd ecco il punto: sono davvero necessarie le nuove norme per stare più tranquilli? A giudizio di Confedilizia la risposta non è così scontata. Intanto, sembra che la norma tecnica in questione (UNI EN 81-80) non sia vincolante per gli Stati membri. In ogni caso, spiegano gli esperti dell’associazione, «già ora, e quindi indipendentemente dal decreto che impone nuovi oneri , gli ascensori sono soggetti ad un controllo manutentivo ogni semestre nonché ad una verifica strutturale ogni due anni». Tutt’altra, ovviamente, la versione di Assoascensori, che invece sostiene l’inefficacia delle norme attuali (la direttiva 95/16/CE, attuata in Italia con il dpr 162/99), che lascerebbero fuori dai controlli gran parte degli impianti attualmente operativi.Al di là delle rispettive posizioni, il problema principale sarà ora quello di evitare il caos o, peggio ancora, l’ipotesi che i condomini sborsino soldi e si tengano i vecchi ascensori. Confedilizia ha già promesso battaglia, non solo sulla norma, ma anche sugli aspetti burocratici che rischiano di trasformarsi nell’ennesimo onere aggiuntivo. E a paventare complicazioni sono anche le società di manutenzione. Sono infatti ancora da stabilire le modalità di svolgimento delle verifiche, che prevedono fra l’altro l’utilizzo di personale altamente specializzato non facilmente reperibile. Insomma, se non abitate in un grattacielo, meglio che iniziate a riconciliarvi con il caro vecchio gradino.
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