lunedì 7 settembre 2009

Squadra da "zero tituli"? La Roma ha già vinto

Certo, l’Inter è stellare, vince e stravince. Ma se ci pensate è come se nell’atletica l’Italia potesse comprarsi Usain Bolt. Una bella casacca tricolore e via come il vento, record su record, sempre sul podio. Poi ci sarebbe il problema dell’inno, ma intanto, come dice Bossi, non lo sa nessuno, si può anche mettere quello giamaicano.È strano il mondo dello sport. Su qualsiasi disciplina ci emozioniamo, tifiamo e sogniamo quando vediamo i nostri colori, i nostri atleti. Nel calcio no, bisogna solo vincere, vincere, vincere. A qualsiasi costo e con qualsiasi mezzo. E poco importa se nella magica Inter, milanesissima squadra, ci siano solo due italiani titolari, Materazzi e Balotelli, uno nato a Lecce l’altro a Palermo.Ancora con questa storia delle bandiere, direte voi. Non esistono più, come le mezze stagioni. Sono romanticherie da bambini, da parvenu del rettangolo verde. Eppure, quando il sardissimo Gianfranco Zola tornò al suo Cagliari tutta l’Italia si emozionò. Per non parlare delle manfrine che fecero i laziali quando tornò a Roma “l’irriducibile” Paolo di Canio. Una magia, si disse. Il tifoso che andava in Curva Nord da piccolo ora indossa la maglia della Lazio.Ora dalle parti di Trigoria è arrivato un signore che andava in Curva Sud da piccolo. Ma invece di festeggiarlo c’è già chi storce il naso. Certo, con Mourinho avremmo vinto di più. Con Claudio Ranieri il rischio di finire il campionato con “zero tituli” c’è. Ma forse ci si è dimenticati di cosa è Roma e di cosa è la Roma. Un tifo indescrivibile, una magia ad ogni partita, un amore senza limiti, una città dipinta di giallorosso e un mese di festeggiamenti dopo uno scudetto. Spettacoli che restano nel cuore di tutti quelli che hanno avuto il privilegio di calcare il prato dell’Olimpico e che tutti, anche chi sarebbe pronto a giurare il contrario, ci invidiano. Così come tutti ci invidiano l’emozione di vedere scendere in campo ogni domenica un ragazzo di Porta Metronia e un altro di Ostia, entrambi romani e romanisti. Non due riserve del vivaio, ma il Capitano e il suo vice, due campioni del mondo, due eccellenze del calcio che hanno indossato sempre e soltanto la maglia giallorossa. Ora a guidarli c’è un altro ragazzo di qualche anno più grande, anche lui romano e romanista. Una sorta di coincidenza astrale. Irripetibile e indescrivibile. Non durerà a lungo, obietterete, se non si vince qualcosa, se non si va in Europa, se la società non ripiana i debiti. Tutto vero. Nel calcio moderno servono i risultati e i soldi. Altrimenti si è fuori. Ma a quell’Inter senz’anima, sarò pazzo, continuo a preferire “zero tituli”.

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