giovedì 10 settembre 2009

La febbre dell’oro sale ai massimi

Roba da far girare la testa a Zio Paperone. Mentre tutto cala, l’oro sale. Sempre più in alto, fino a superare la quota dei mille dollari l’oncia (che poi altro non sono che 33 grammi). In particolare i prezzi future sono saliti a Londra a 1.004 dollari, i prezzi a contanti viaggiano a 1.002. Ancora più alta la quotazione di New York, dove il metallo è arrivato a 1.009 dollari. Si tratta del massimo dal 18 marzo 2008. La nuova febbre dell’oro ha subito scatenato le fantasie di analisti ed osservatori. Da una parte ci sono le serie storiche, che ci insegnano che settembre è un mese particolare per il metallo giallo. Negli ultimi 20 anni ben 16 volte il prezzo dell’oro è risultato positivo in questi trenta giorni. Analizzando il mercato di Londra la materia prima ha guadagnato in media il 3,4% dalla fine di agosto mentre per cinque volte è balzata sopra il 5%. Poi c’è chi sottolinea l’incremento della domanda reale. In India, per esempio, in ottobre si tiene il Diwai, uno dei più importanti festival religiosi dell’area durante il quale la domanda di gioielli subisce un balzo in avanti. Peraltro anche in Cina, il secondo consumatore di oro al mondo, la richiesta del metallo tende ad alzarsi per vari mesi, dopo il primo ottobre, in previsione dei festeggiamenti del capodanno cinese.I sospetti principali puntano però su inflazione e dollaro. La domanda di lingotti subisce infatti solitamente un incremento quando vengono percepiti indizi di un surriscaldamento dell’economia. E di conseguenza, di un aumento dei prezzi. È qui che l’oro entra in gioco come investimento rifugio.Inevitabile poi l’effetto della debolezza del dollaro. Come tutte le materie prime, l’oro si scambia nella divisa americana e ogni fluttuazione della valuta innesca reazioni delle quotazioni. Reazioni tradizionalmente opposte. Quando il biglietto verde sale, l’oncia scende e viceversa. E visto che per ora gran parte degli analisti restano scettici sulla valuta Usa a causa del continuo aumento del deficit federale, inevitabile il balzo dell’oro. Senza contare che proprio ieri il dollaro ha toccato il minimo dell’anno nei confronti della moneta unica europea scendendo a 1,4507 per euro e ha anche perso terreno contro lo yen giapponese, la sterlina inglese e il franco svizzero. Ma le oscillazioni del metallo giallo hanno mille spiegazioni. Molti, ad esempio, lo utilizzano semplicemente come ansiolitico, per mettersi al riparo nelle fasi di elevata volatilità dei mercati finanziari. Ed è questo l’aspetto che sta spaventando di più in questi giorni. Il rialzo dell’oro avrebbe infatti lo stesso significato dei gabbiani che volano bassi quando si avvicina la tempesta. In altre parole, nulla di buono all’orizzonte.La verità è che tutti i segnali forniti dalla corsa del lingotto sono parzialmente veri. Del resto, l’investimento sul metallo prezioso è ormai un’opportunità a disposizione di tutti con l’enorme diffusione degli Etf. Strumenti finanziari negoziati in Borsa come delle azioni che replicano l’acquisto diretto di materie prime o di contratti derivati sulle materie prime. Il risultato è che dall’inizio dell’anno le quotazioni del metallo giallo sono già cresciute del 13,6%. Chi è tutt’altro che preoccupata è Bankitalia, che dopo avere neutralizzato la tassa di Tremonti (nel testo definitivo è rimasta un’aliquota al 6% sulle plusvalenze su un massimo però di 300 milioni di riserve e solo dopo il parere della stessa Via Nazionale e della Bce) si gode ora la crescita del valore delle sue riserve auree. A fine agosto ammontavano a 52,775 miliardi di euro, in crescita di 420 milioni di euro rispetto alla fine del mese di luglio. Resta da capire cosa succederà nei prossimi mesi. Le stime più spregiudicate parlano di soglie ancora da battere che possono arrivare oltre i 1.300 dollari. Previsioni più prudenti indicano i 1.175 dollari come livello che potrebbe essere raggiunto entro l’anno. In entrambi i casi, non sembra il momento di vendere.

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