venerdì 18 settembre 2009

Il Tesoro Usa prepara il divorzio da Citigroup

Altro che aiuti di Stato. Le banche, ha detto lunedì Barack Obama, «hanno già ripagato 70 miliardi di dollari al governo e una parte dei nostri investimenti ha dato al contribuente un rendimento del 17%». Ora al conto potrebbero aggiungersi altri 10 miliardi. Questa è infatti la cifra che guadagnerebbe il Tesoro Usa con la vendita del 34% di Citigroup. Si tratta della quota di capitale che Washington ha accumulato attraverso la conversione dei titoli privilegiati ricevuti in cambio delle robuste iniezioni di risorse pubbliche per salvare dal fallimento l’ex numero uno mondiale del settore creditizio. L’operazione è ancora allo studio e non sarà immediata. Secondo quanto riportano Bloomberg e il Wall Street Journal il collocamento delle azioni avverrebbe gradualmente nell’arco di 6-8 mesi, un anno al massimo. Ma il messaggio è chiaro. Come ha detto il presidente Usa nel discorso a 12 mesi dal fallimento di Lehman Brothers, è partita la fase due della crisi. Quella in cui il governo federale toglierà gradualmente le stampelle al sistema economico in generale e a quello bancario in particolare. Anche perché gran parte del mondo della finanza «invece di imparare la lezione, ha scelto di ignorarla» e ha sfruttato gli aiuti di Stato solo per rimpinguare il barile vuoto di bonus e maxipremi. Come dimostrato da quei 60 miliardi cumulativi di ricomopense speciali che i banchieri hanno di nuovo stanziato per il 2009. Ma i rubinetti pubblici ora si chiudono. Non solo. Obama vuole anche dimostrare agli americani che il salvataggio, alla fine, è stato quasi conveniente. Il Tesoro ha già recuperato in anticipo l’investimento in Goldman Sachs, con un profitto di 1,4 miliardi di dollari, in Morgan Stanley, con utili di 1,3 miliardi e in American Express, con un guadagno di 414. Ma il bottino più grosso è proprio quello che potrebbe arrivare da Citigroup. Nel novembre 2008, infatti, Washington ha accordato all’istituto guidato da Vikram Pandit un maxi-piano di aiuti da oltre 300 miliardi di dollari, di cui una buona fetta disponibili nel caso in cui la banca avesse registrato perdite «inusuali e forti» derivanti da prestiti e obbligazioni garantite da mutui. Il Tesoro ha ottenuto lo scorso luglio 7 miliardi di titoli Citigroup a 3,25 dollari l’uno, in seguito alla conversione di 25 miliardi di dollari di azioni privilegiate in titoli ordinari. La plusvalenza potenziale di un rientro del prestito, vendendo i titoli agli attuali valori di Borsa (4,30 dollari la quotazione di ieri a Wall Street), si aggira sui 9,7 miliardi. I dettagli dell’operazione sono ancora da definire. Una delle ipotesi prevede che Citigroup emetta fino a 5 miliardi di nuove azioni e contemporaneamente il Tesoro metta in vendita una quota dei suoi 7,7 miliardi di azioni (il 33,6% del flottante). Ma il governo potrebbe anche decidere di collocare sul mercato piccole tranche di titoli giornalmente o settimanalmente oppure vendere in blocco l’intera partecipazione.

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