giovedì 2 novembre 2017

Tutte le sviste di Visco sulle venete

L’asimmetria nei comportamenti della vigilanza tra Banca popolare di Vicenza e Veneto Banca, la valutazione delle cosiddette operazioni baciate con cui  si concedevano prestiti in cambio di acquisto di azioni, l’inadeguata e arbitraria determinazione del valore delle azioni, la cessione della partecipata Bim. Sono questi i quattro temi su cui si concentrerà oggi «l’interrogatorio» del segretario di Scelta Civica, Enrico Zanetti, al capo della Vigilanza di Bankitalia.

È un’audizione che si preannuncia infuocata, quella di Carmelo Barbagallo, primo esponente di Via Nazionale a finire sotto la lente della commissione d’inchiesta sulle banche presieduta da Pieferdinando Casini, dopo le polemiche legate alla riconferma del governatore Ignazio Visco. Martedì, nel corso della giornata del risparmio, il numero uno di Palazzo Koch ha fatto capire che Bankitalia non si farà «processare».
Allo stesso tempo, però, Visco ha assicurato che della vigilanza «intensa e ferma» intende «rendere conto al Paese e alle istituzioni». Comincerà a farlo Barbagallo, spiegando, ad esempio, perché per Pop Vicenza non ci sono state contestazioni fino al trasferimento della vigilanza alla Bce, a fine 2014, mente per Veneto Banca nel novembre 2013 fu imposto di procedere frettoilosamente ad una aggregazione. Anche alla luce del fatto, dice Zanetti,  che il 26 ottobre del 2014 Veneto Banca superava gli stress test europei, mentre Pop Vicenza è riuscita a farlo solo perché «Banca d'Italia, con squisita cortesia, riteneva già conteggiabile nel patrimonio di vigilanza l’impegno assunto con encomiabile tempismo dalla banca il giorno prima, 25 ottobre. Quanto al valore delle azioni delle Venete oggi azzerate, che ha continuato a salire finché non è entrata in campo la Bce, si chiede l’ex viceministro dell’Economia, come «è possibile che, nei lunghi anni di conclamata determinazione inadeguata ed arbitraria del valore dei titoli, i competenti organi di vigilanza, Banca d’Italia e Consob, abbiano consentito che avessero luogo aumenti di capitale con collocamento al pubblico per quei valori medesimi?». C’è, infine, la questione della Bim. Qui a parlare sono i numeri. Nel 2014 una cordata di imprenditori aveva offerto a Veneto Banca 562 milioni per acquisire la partecipata. Lo scorso ottobre Bim è stata ceduta ad un prezzo di circa 80 milioni.  Barbagallo oggi dovrà chiarire per quale motivo Bankitalia si oppose a quell’operazione, «determinando in modo decisivo» nel giugno 2015 il no della Bce.

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