venerdì 24 novembre 2017

Invimit, Idea Fimit, Equitalia e Fs. Così la Masi moltiplicava le poltrone

Sarà stato per non sfigurare di fronte ai presunti compensi erogati da Ernst & Young o più semplicemente perché nel pubblico si usa così. Sta di fatto che da quando Susanna Masi, per cui la procura di Milano ipotizza un ruolo di «talpa» sulle decisioni tributarie del governo, è sbarcata a via XX Settembre, le poltrone si sono magicamente moltiplicate.

Dopo la consulenza in materia fiscale partita nell’agosto 2013, retribuita con 75.561 euro l’anno, la Masi, commercialista e revisore dei conti nata a Bologna nel luglio del 1970, è stata considerata una risorsa a disposizione delle controllate dello Stato. Seguendo questa logica sono spuntati, in rapida sequenza, una raffica di incarichi. Tra i quali spicca quello nel cda di Equitalia, arrivato nel giugno 2015 su indicazione dell’Agenzia delle Entrate. Una poltrona da 22mila euro l’anno. Accanto all’incarico nella riscossione, la Masi è stata chiamata ad occuparsi di revisione contabile, la sua specializzazione, maturata in anni di esperienza alla Arthur Andersen prima (1995-1999) e alla Ernst & Young poi (2006-2012). Due di questi incarichi, quello di presidente del collegio sindacale di Invimit e quello identico in Idea Fimit Sgr, sono già finiti sotto i riflettori della stampa e anche nel mirino del sindacato ispettivo del parlamento. Lo scorso ottobre il deputato grillino Girgis Giorgio Sorial ha chiesto, in un’interrogazione a Padoan, come sia possibile che una consulente di Via XX settembre sia stata scelta per lo stesso ruolo in due società concorrenti come la Invimit, che gestisce il patrimonio immobiliare del Tesoro e Idea Fimit, fondo immobiliare del gruppo DeAgostini. Alcune indiscrezioni dicono che sia stato Tito Boeri a fare il suo nome, dal momento che l’Inps ha una quota in Idea Fimit. Bene. Resta da capire perché sia stata scelta anche per Invimit. La Masi non si è fatta troppi problemi e ha messo in tasca i due gettoni da circa 20mila euro l’uno. Ma non è finita. Nel luglio 2016, infatti, dovendo trovare un sindaco per il collegio di Fs, la scelta è caduta nuovamente su di lei. Un altro gettone di 30mila euro. In tutto fa circa 150mila euro. Sempre meno di quei 220mila euro che, secondo i magistrati, la Masi riceveva da Ernst & Young per le sue presunte soffiate.

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