Bruxelles ci ha già abituato nel corso degli anni ad una nutrita serie di bizzarre prese di posizione: dalle ramanzine ai diktat, fino alle tirate d’orecchi e alle lezioni di politica interna ed economica. Mancava all’elenco la bocciatura preventiva, che è puntualmente arrivata ieri sulla proposta lanciata da Silvio Berlusconi sulle pagine di Libero. Rispondendo ad un appello del professor Paolo Becchi, il leader di Forza Italia ha spiegato che l’idea della «nuova lira», che si affiancherebbe, solo per le transazioni nazionali, alla valuta comune utilizzata per le transazioni internazionali, rappresenterebbe «una parziale riconquista della sovranità monetaria da parte dello Stato» e servirebbe non «ad usare la svalutazione come arma competitiva» ma «per rilanciare i consumi e la domanda». In questo modo, anche nella forma dei mini-Bot, la nuova moneta sarebbe «compatibile con le regole dei trattati europei».
Apriti cielo. Dalle parti di Bruxelles hanno fatto un salto sulla sedia e, adeguatamente stimolati dai media italiani, hanno subito fatto sapere che l’idea non solo è balzana, ma è assolutamente in contrasto con le regole comunitarie. «Non offriamo analisi legali su proposte che non conosciamo a sufficienza», ha premesso giustamente il vice portavoce capo della Commissione Ue, Alexander Winterstein, durante un briefing con la stampa a Bruxelles, Subito dopo, però, malgrado la scarsa conoscenza dell’idea del Cavaliere, si è prodotto in una sonora bocciatura, spiegando che l’articolo che verrebbe tirato in ballo è il 128 del Trattato sul funzionamento dell’Ue. E tale articolo stabilisce che «la Bce ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote in euro all’interno dell’Unione. La Bce e le banche centrali nazionali possono emettere banconote. Le banconote emesse dalla Bce e dalle banche centrali nazionali costituiscono le uniche banconote aventi corso legale nell'Unione». Fin qui la lezioncina di diritto, basata sull’erroneo presupposto che non ci siano modi, come i mini-Bot o i certificati di credito fiscale, di far circolare una valuta nazionale rispettando formalmente l’articolo 128 TFUE. Ma non è tutto. Un’altra fonte comunitaria, questa volta anonima, ha sottolineato che solo l’euro ha lo status di valuta legale all’interno dell’Unione e «non ci sono eccezioni a questa regola». Per cui, se ci fosse «l’obbligo di pagare o accettare pagamenti» con una moneta parallela, anche solo a livello nazionale, questa sarebbe «contraria al Trattato».
Ironia della sorte, la bacchettata della Ue all’indirizzo di Berlusconi è arrivata proprio nel giorno in cui dal governo dell’Estonia fanno sapere che stanno studiando la creazione di una valuta digitale da affiancare all’euro. La proposta di creare le Estcoins è stata lanciata dal direttore esecutivo del programma governativo e-Residency (residenza digitale) dell’Estonia, Kaspar Korjus, sul suo blog. L’idea è quella di lanciare una initial coin offering (offerta di moneta iniziale) per cominciare a far circolare la valuta digitale. Korjus pensa ad un progetto in più fasi. In un primo tempo le Estcoins dovrebbero essere riservate ai partecipati al programma e-Residency, che prevede la possibilità di concedere la cittadinanza elettronica a tutti i cittadini del mondo. Secondo il funzionario estone, «le identità digitali sicure usate dagli e-residenti sono il meccanismo ideale per commerciare in modo sicuro crypto-asset in un ambiente digitale affidabile e trasparente. Le monete non possono essere contraffatte e il controllo del governo significa che non possono essere usate per attività illegale». In una seconda fase, però, ha spiegato Korjus, «le Estcoins potrebbero essere anche accettate come pagamento sia per i servizi pubblici che privati e eventualmente funzionare come una moneta affidabile usata a livello globale». In altre parole, una baluta parallela. Con buona pace di Bruxelles.
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