Nel 2014 fece il giro del mondo la notizia dell’acquisto di una villa di lusso a Bali pagata 800 bitcoin. Monete virtuali, terre esotiche, paradisi fiscali. L’evento fu frettolosamente archiviato come la bizzarria di qualche eccentrico finanziere oppure di un giovane «minatore», i nuovi cercatori d’oro che a colpi di algoritmi informatici generano la valuta elettronica. Fantascienza? Tutt’altro. Oggi, a tre anni di distanza, con la criptomoneta non solo si possono effettuare transazioni finanziarie in tutto il mondo e acquistare oggetti reali (compreso, ovviamente, ogni tipo di merce illegale, considerata la difficile tracciabilità delle operazioni), ma si può anche comprare un semplice monolocale nel centro di Roma.
A lanciare l’iniziativa è stato il gruppo immobiliare Barletta Costruzioni, che ha deciso di offrire 123 appartamenti di un edificio riqualificato nel quartiere San Lorenzo, a due passi dall’Università La Sapienza, anche ai possessori di bitcoin.
La criptomoneta inventata nel 2009 dal fantomatico Satoshi Nakamoto va maneggiata con cura. Le suo quotazioni oscillano come una nave in piena bufera, riuscendo a passare nel giro di pochi mesi da poche centinaia di dollari ad oltre mille (circa 1.110 il valore di ieri). Ma in molti mercati, come quello cinese, il bitcoin viene utilizzato come copertura per le valute tradizionali. E le banche di investimento ritengono che la sua volatilità sia ormai molto simile a quella del petrolio.
Certo, il greggio è reale, mentre il bitcoin è sostanzialmente un flusso di dati generati dai potenti server di «minatori» che certificano le transazioni e producono nuova moneta. Finché non sarà raggiunto il limite massimo di 21 milioni di pezzi, nel 2140 (oggi ne circolano 16 milioni). Dopodiché, il prezzo dovrebbe salire e i bitcoin potranno essere frazionati fino a 8 decimali per consentire transazioni minori.
Malgrado i rischi e la cattiva reputazione (il bitcoin viene considerata la merce di scambio ideale per ogni tipo di compravendita illecita, dalla droga alle armi), la criptovaluta continua a diffondersi. In Italia ci sono già una decina di bancomat dove si possono scambiare euro con bitcoin e in alcune città è possibile anche acquistarci il caffe.
L’idea dell’appartamento apre una nuova frontiera. «Siamo la prima società immobiliare al mondo che vende in bitcoin e abbiamo deciso di farlo per tre ragioni: crediamo nei bitcoin; possiamo perché l'Agenzia delle Entrate italiana è una delle poche in Europa a riconoscere la criptovaluta; ci sono centinaia di giovani possessori di bitcoin, milionari, che potrebbero decidere di investirne una piccola parte in una casa», ha spiegato Paolo Barletta, giovane ceo del gruppo.
Inutile pensare a transazioni illecite. Per le vendite la società si appoggerò a Coinbase, una piattaforma su cui comprare e vendere facilmente bitcoin, che consente di collegare la valuta al soggetto che la possiede. Mentre l’atto verrà stipulato in presenza di un notaio, che garantirà la correttezza del rogito.
Ad ingolosire gli acquirenti ci penserà poi un corposo sconto. Per chi sceglierà la criptovaluta Barletta Costruzioni si farà carico delle spese dell’atto notarile e delle commissioni di agenzia, portando ad un risparmio stimato fra i 15 e i 45mila euro (a seconda del taglio di appartamento). I prezzi sono quelli di mercato. Per un monolocale (40 mq) si parte da 275mila euro, per un bilocale (45-60 mq) da 342mila euro mentre per il trilocale (60-85 mq) si arriva a 550mila. Il progetto prevede la demolizione e ricostruzione totale degli edifici, con impianti e finiture ad elevato standard ambientale. Gli appartamenti dovrebbero essere consegnati nell’ottobre 2018.
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