giovedì 2 marzo 2017

Una città di invalidi, ma 1 su 3 è falso

Solo qualche giorno fa i carabinieri di Napoli hanno messo agli arresti 55 dipendenti dell’ospedale Loreto Mare. Un neurologo, un ginecoloco, 9 tecnici di radiologia, 18 infermieri professionali, 6 impiegati amministrativi, 9 tecnici manutentori e 11 operatori sociosanitari. Tutti accomunati dallo stesso vizio: incassare lo stipendio senza mettere piede in ufficio. C’era chi andava a fare lo chef, chi preferiva il tennis e chi si recava in gioielleria. Tutto tranne che lavorare. Un caso isolato? Forse.

L’assenteismo degli statali, del resto, è un male che dilaga in tutta la penisola. In Campania, però, le prodezze dei furbetti del cartellino si aggiungono ad una sfilza di primati (spesso diffusi anche in altre aree del Mezzogiorno) non proprio edificanti. Fanno riflettere, ad esempio, i dati snocciolati qualche tempo fa dall’Inps sulla distribuzione geografica delle pensioni di invalidità. In Italia si pagano 2.980.799 prestazioni assistenziali. Ma non dappertutto con la stessa proporzione. In Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna ci sono 45 trattamenti per ogni mille abitanti. In Campania, invece, sono 84, in Puglia 85, in Sicilia 91, in Sardegna 92 e in Calabria 97. Si ammalano di più al Sud? Forse. Resta il fatto, come ha riferito nel 2015 il procuratore della Corte dei Conti della Campania, Tommaso Cottone, che su 18.846 controlli effettuati nel corso del 2014 ben 5.543 posizioni sono risultate irregolari. Le pensioni revocate rappresentano non una minima percentuale fisiologica di truffa ai danni dello Stato, ma una quota del 30%, che fa pensare di più ad una sorta di illegalità diffusa.

Stessi dubbi vengono consultando i dati sfornati dalla Cgia sulle assenze per malattia. L’associazione degli artigiani di Mestre, lavorando sulle rilevazioni dell’Inps, ha scoperto che i dipendenti pubblici si ammalano molto più dei loro colleghi del privato, alimentando il sospetto che dietro le assenze si nascondano «forme più o meno velate di assenteismo». I numeri parlano chiaro: dal 2012 al 2015 i giorni di assenza degli statali sono aumentati dell’11,9%, quelli dei  privati dello 0,4%. Il fenomeno è presente anche in Campania. Le proporzioni, però, sono ben più macroscopiche. A fronte di un incremento dell’1,1% registrato nel settore privato, i lavoratori della pubblica amministrazione hanno aumentato i giorni di malattia addirittura del 18,4%.

Furberie? Inganni? Non è detto. Così come non è detto che quella curiosa discrasia segnalata la scorsa estate dal Sole 24 Ore tra acquisti e dichiarazioni fiscali sia la spia di una colossale evasione fiscale. Da un’indagine del quotidiano economico è infatti emerso che in Campania la differenza tra i soldi spesi e il reddito comunicato all’Agenzia delle entrate è del 32% rispetto ad una media nazionale del 21,7%. Una rilevazione che sembra coincidere con quei circa 100 milioni di tasse sui rifiuti (il 55% del totale) che il Comune di Napoli ogni anno non riesce ad incassare o quei 60 milioni di multe (il 79% del totale) che subiscono la stessa sorte.
Resta da capire a chi giovi tutto questo. Due recenti indagini effettuate dall’Università La Sapienza di Roma e dal Sole 24 Ore hanno stilato la classifica della qualità della vita in Italia. Ebbene, su 110 province Napoli si è piazzata nella prima al 107esimo posto e nella seconda al 108esimo. E non va meglio agli altri centri della Regione, tutti nella parte bassissima dell’elenco.

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