martedì 14 marzo 2017

I più assenteisti d'Italia lavorano nei ministeri

Il fenomeno è noto. Un anno fa il Centro studi di Confindustria, lavorando su dati del 2014, ha messo a confronto i giorni di assenze retribuite nella pubblica amministrazione, al netto delle ferie, con quelli fatti da un campione di dipendenti di aziende del privato equiparabili per dimensione. Ebbene a fronte degli 11 giorni l’anno non lavorati in media dagli impiegati nelle imprese, i colleghi del pubblico sono stati assenti 19 giorni. Il 72% in più. Che in soldoni, sempre secondo lo studio di Viale dell’Astronomia, costano ai contribuenti circa 3,7 miliardi di spesa aggiuntiva all’anno per il fabbisogno di personale.

La situazione nella Pa, malgrado le continue minacce di tolleranza zero da parte dei ministri di turno, non è cambiato di molto. Anzi, è rimasta praticamente identica. Secondo i dati della Ragioneria dello Stato nel 2015 i giorni di assenza, tra malattie, permessi, 104 e congedi, sono rimasti 19. In valori assoluti, e comprendendo le ferie, i 3,2 milioni di dipendenti pubblici, hanno collezionato in un anno 126 milioni di giornate di assenza.
Nulla di sorprendente, direte voi, considerate le inchieste in decine di comuni, ospedali e asl italiani sui furbetti del cartellino e sui falsi invalidi. La realtà, però, è peggiore di quello che si può leggere negli atti dei vari procedimenti in corso. Una fetta rilevantissima di quei milioni di giorni passati fuori dal proprio ufficio, infatti, non arriva dalla sede sperduta di una struttura sanitaria o da un piccolo comune di provincia.

A giocare con i soldi dei contribuenti sono proprio quelli che il fenomeno lo dovrebbero contrastare e combattere, se non altro con il buon esempio. I tassi di assenteismo più elevati sono, infatti, quelli riscontrati nei ministeri. Con un paradossale primato di quello dell’Economia, che, pur sapendo far di conto, non riesce a calcolare quanto pesino le assenze dei suoi dipendenti sul bilancio dello Stato.
Complessivamente, secondo una rilevazione condotta dall’Huffington Post sui dati pubblicati on line dagli stessi enti, come previsto dalle norme sulla trasparenza, i ministeri nel 2016 hanno registrato un tasso di assenteismo, comprese le ferie e i permessi non retribuiti, del 20,5% sul totale dei giorni lavorativi. In pratica, un giorno alla settimana i ministeriali restano a casa. Già qui il dato appare superiore alla media della Pa, dove aggiungendo le assenze retribuite per malattia e altri permessi alle ferie si arriva a circa 50 giorni di assenza, meno quindi dei 52 del personale in forza nell’amministrazione centrale dello Stato.

Entrando nel dettaglio dei singoli dicasteri si scopre poi che in alcuni le giornate lavorate diminuiscono ulteriormente. È il caso, come si diceva, di Via XX Settembre, che nel 2016 ha registrato un tasso di assenteismo addirittura del 32%. Con picchi che lasciano di stucco. Consultando i dati relativi a gennaio scorso, ad esempio, si scopre che in alcuni uffici della Ragioneria dello Stato, l’ente deputato a monitorare le presenze dei lavoratori in tutta la Pa, ci sono tassi di assenteismo che superano il 50%.
Tra gli altri, restano più o meno in media il ministero dell’Interno (20%), quello degli Esteri (22%) e quello della Giustizia (19,9%). Anche la Presidenza del Consiglio è al 21,2%, mentre la Giustizia apre la lista dei virtuosi, con il 18,3%. A seguire ci sono il ministero dell’Istruzione, con un tasso di assenteismo ampiamente sotto la media, al 17,3%, e, soprattutto, quello dello Sviluppo economico, che nel 2016 è riuscito ad attestarsi al 16,9%. Ancora più basso, al 15,55%, il tasso registrato, nel solo mese di gennaio, tra i dipendenti del ministero del Lavoro, dove, però, c’è da segnalare il 21,8% di assenze collezionate dalle direzioni centrali dell’Ispettorato nazionale e il 23,5% di assenze dell’Agenzia nazionale delle politiche attive sul lavoro. In altre parole, proprio gli uffici che il lavoro dovrebbero tutelarlo e promuoverlo.

© Libero