martedì 21 marzo 2017

Profumo non convince i mercati. E Leonardo va giù

Il verdetto del mercato è chiaro: le scelte del governo non sono piaciute. Nella prima giornata di Borsa dopo la tornata di nomine ufficializzata sabato scorso, con la presentazione delle liste da parte del ministero dell’Economia, tutte le partecipate pubbliche sono andate giù, trascinando verso il basso l’intero listino (-0,53% il Ftse Mib). Male sono andate Eni ed Enel, in calo entrambe dello 0,47%. Così come Terna (-0,22%), Poste (-1,3%) ed Enav (-1,8%).

Ma la maglia nera spetta a Leonardo (ex Finmeccanica), che ha lasciato sul terreno il 3,6%. Un risultato che sarebbe sbagliato legare solo all’arrivo di Alessandro Profumo, visto che il titolo aveva già iniziato a ballare la scorsa settimana, quando l’unica notizia sicura era che Mauro Moretti sarebbe stato accompagnato alla porta.
Certo è che l’ascesa dell’ex banchiere non ha invertito la tendenza. Anzi. Al di là del fattore incertezza, che spaventa sempre gli investitori, a pesare sulla scelta di Profumo è innanzitutto il passato in Mps, che il manager ha presieduto dal 2012 al 2015, sostituendo Giuseppe Mussari. Un incarico che ha lasciato molte ombre sia sul piano finanziario (il Monte ha continuato a macinare perdite malgrado 8 miliardi di ricapitalizzazione) sia su quello gestionale, considerato che sulla sua testa ancora pende un possibile rinvio a giudizio per falso in bilancio (il gip ha respinto la richiesta di archiviazione presentata dal pm). Un avvicendamento «deludente» lo hanno definito gli analisti di Intermonte, non comprenendo «quale sia il razionale strategico e industriale di nominare una persona che ha speso la sua carriera nel settore bancario con risultati scarsi». Anche da Mediobanca fanno fatica a capire «come si sposino le competenze di Profumo con il business di Leonardo». Dubbi che per alcuni esperti del business della difesa assumono la forma di un preciso intento del governo: smantellare Leonardo. Se l’obiettivo è quello di ridimensionare il gruppo, anche per fare un po’ di cassa, non c’è niente di meglio di un manager che sa fare di conto e sa gestire i grandi processi di trasformazione societaria.

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