Cinquecentodiciassette atti, 11.948 commi, qusi 8 milioni di caratteri in circa 42 mesi di legislatura. Messa così, sembra che il Parlamento e Palazzo Chigi siano frequentati da un esercito di stakanovisti intento a sfornare provvedimenti come fossero pagnotte. In realtà, il quadro che emerge incrociando i dati del Rapporto 2015-2016 dell’Osservatorio della Camera dei deputati sulla XVII legislatura con quelli costantemente aggiornati del sito Openpolis.it è ben diverso.
Il tempo medio che passa dall’iniziativa legislativa all approvazione di un testo, tanto per cominciare, è di 237 giorni. E fin qui il giudizio potrebbe anche essere positivo.
Ma non tutte le leggi (che nella legislatura sono state 248) subiscono la stessa sorte. Quelle di iniziativa governativa procedono col turbo, con una media invidiabile di 172 giorni. Il motivo è ben conosciuto. Degli 81 decreti legge varati dall’esecutivo 24 sono decaduti. Gli altri 68, si legge nel dossier della Camera, sono stati approvati per il 47,9% con almeno un voto di fiducia. Malgrado le leggi di conversione dei dl rappresentino il 47,3% dei commi totali prodotti dal Parlamento, dal punto di vista dei provvedimenti approvati la percentuale si ferma al 27%.
Il restante 73% delle leggi viaggia a passo di lumaca. Il record negativo è di quelle regionali, che impiegano ben 547 giorni per arrivare a destinazione. Non va meglio a quelle di iniziativa parlamentare (che tra l’altro vanno in porto solo nello 0,77% dei casi), che hanno una durata media di approvazione di 504 giorni, con picchi mostruosi di 1.216 giorni (disposizione sulla partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali), 1.195 giorni (reato di frode in processo penale e depistaggio) e 1.187 giorni (ddl sulla protezione ambientale).
Ma in alcuni casi si incagliano anche i provvedimenti di origine governativa. Il tempo medio di approvazione delle leggi collegate alla manovra di finanza pubblica, fondamentali per l’attuazione del programma dell’esecutivo, dalla presentazione al voto finale è di ben 417 giorni.
La scenario è desolante, considerato che la classe politica ha passato gli ultimi anni a rivendicare la propria dignità professionale e a respingere gli attacchi dei movimenti anticasta (alcuni dei quali hanno contribuito direttamente a questi record di produttività), ma il dossier del Parlamento non si dilunga troppo in spiegazioni. Anzi, ci ricorda pure che il governo ha la facoltà di chiedere che la Camera deliberi su «un progetto di legge entro un determinato termine».
Ma lo strumento, ammette l’Osservatorio, «ha avuto scarsa e contrastata applicazione». Anche perchéal Senato i diktat non valgono. E andare veloci solo da una parte, come è evidente, sarebbe perfettamente inutile.
© Libero