Mentre Matteo Renzi continua a litigare (ieri è stata la volta dei migranti) con il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, il mondo inizia ad accorgersi del bluff italiano. Un tagliente articolo del Financial Times ci accomuna addirittura alla Grecia nell’analisi su quelle che rischiano di essere «le due più grandi falle» della Ue, strette dalla morsa dell’emergenza immigrati e dall’economia che arranca. Gli incessanti attriti tra Bruxelles e il premier del nostro Paese, secondo l’analisi di Wolfgang Munchau, fanno emergere da una parte i dubbi europei sulla «sostenibilità» dell’Italia nell’Eurozona, dall’altra sono il segnale che «l’Italia sta perdendo la pazienza con la Germania e la Ue».
Un combinato disposto che, secondo il condirettore del quotidiano finanziario di Londra, che non è nuovo a questo tipo di osservazioni, non preannuncia nulla di buono. Munchau, pur riconoscendo che Bruxelles è riuscita finora a cavarsela, ritiene che la Ue adesso si trovi davanti a molteplici crisi che «si intersecano». La Grecia è «l’esempio più estremo, ma non l’unico» e «neanche il più importante». L’altro esempio, per l’appunto, è l’Italia. «Sebbene i problemi di Roma siano diversi da quelli della Grecia», si legge nell’articolo, «la sostenibilità di lungo termine del Paese è incerta, a meno che non si creda che la sua performance economica migliori miracolosamente, quando non vi è ragione alcuna ragione per pensarlo». In Italia, scrive l 'editorialista tedesco, il problema dei rifugiati si affianca ad ataviche questioni «irrisolte»: assenza di produttività, alto debito e un sistema bancario con 200 miliardi di sofferenze.
Il Financial Times concede un’attenuante al premier, ritenendo che in Italia ci sono tre partiti, che comunque «non andranno al potere nel vicino futuro», che si interrogano sulla membership della zona euro, limitando il margine di manovra del governo alle prese con la gestione di questi problemi.
Una giustificazione forse eccesiva, vista la determinazione con cui il premier va dritto a testa bassa sulle sue posizioni. Lo scenario, comunque, cambia poco. Oltre alla cattiva gestione dei profughi, l’emblema del fallimento italiano, secondo il quotidiano della City, è rappresentato dalle difficoltà per sanare il sistema bancario e dalla soluzione tirata fuori dal cilindro dal governo, non senza lo zampino, va detto, della Ue. A causa delle nuove norme Ue sugli aiuti di Stato, infatti, «l’Italia poteva fare ben poco». Questo non toglie, secondo Munchau, che il piano per smaltire le sofferenze presenti «tutti gli sporchi trucchi della finanza moderna, compreso il famigerato credit default swap». Ma la realtà è che lo schema, ha proseguito il condirettore del Financial Times, più che essere un «simbolo della finanza deviata è segno di disperazione».
Non è comunque un fulmine a ciel sereno, quello arrivato dal quotidiano. Lo stesso Munchau lo scorso novembre, provocando non poca irritazione a Palazzo Chigi, aveva scritto: «Se l’Italia non riesce a riprendersi con forza dalla recessione è difficile vedere come possa rimanere nell’eurozona. A un certo punto potrebbe essere nell’indiscutibile interesse economico del Paese uscire e svalutare».
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