La soluzione avanzata dalla Ue, riproposta anche nell’ultima relazione annuale della nostra authority dei trasporti, è che le autorità competenti, in questo caso le Regioni, si assumano il rischio finanziario del valore residuo del materiale rotabile o acquistandolo direttamente o forndendo una garanzia bancaria o istituendo una società di noleggio sul modello delle britanniche Rosco (Rolling Stock Company) , già adottato da alcuni Paesi europei.
Ed ecco la trovata del governo. Invece di lasciare che gli enti locali, già pieni di debiti, si facciano carico del problema oppure che la creazione delle Rosco sia affidata all’iniziativa privata, difficilmente controllabile, Delrio sta valutando l’ipotesi di una unica società di leasing nazionale pubblica, coinvolgendo la solita Cdp.
Cosi, invece di allontanare i binari dallo Stato con la quotazione delle Fs, rinviata a data da destinarsi, il Tesoro porterebbe sotto la sua ala pure le carrozze.
Per le risorse sarebbe già pronta la classica partita di giro. Attualmente le Regioni ricevono ogni anno quote del Fondo pubblico per il trasporto pubblico locale destinato anche al rinnovo del materiale rotabile. Su una dotazione complessiva di 4,9 miliardi (giudicata dagli enti troppo esigua a fronte di contratti stipulati per 6,5 miliardi) il ministro delle Infrastrutture ha dichiarato qualche settimana fa che 1,5 miliardi saranno destinati proprio all’acquisto dei nuovi mezzi (bus e treni). «Può essere considerato relativamente poco per le esigenze», ha ammesso Delrio, «ma tanto se utilizzato per costituire una rolling stock company».
L’accelerazione del ministro sulla Rosco è probabilmente dovuta alla imminente riforma del tpl, che il governo dovrebbe mettere a punto nel giro di qualche mese e che si occuperà proprio di ridisegnare i meccanismi di assegnazione dei servizi regionali. Ma la fretta è dovuta anche al fatto che sul progetto della Rosco sta lavorando pure Renato Mazzoncini. Secondo quanto risulta a Libero, tra le priorità indicate dall’ad ai suoi collaboratori ci sarebbe proprio la creazione di una grande società di leasing che possa fornire i treni agli operatori sia locali sia nazionali. Il ragionamento di Mazzoncini parte dall’assunto che il gruppo (Trenitalia oggi gestisce il servizio locale in 16 regioni) possiede già sia un consistente parco mezzi, sia un robusto know how sulle attività di manutenzione. Partirebbe dunque con un enorme vantaggio. Se a questo si aggiunge che tra le varie proposte per aumentare la concorrenza nel tpl c’è anche quella di imporre al vecchio operatore la cessione dei treni a quello nuovo, l’interesse di Fs per la Rosco è evidente. Mazzoncini, però, sarebbe disposto a scendere in campo solo se la pratica resta dentro alle Fs, senza commistioni con il Tesoro. Cosa che avrebbe già fatto storcere il naso a più di un’impresa concorrente.