venerdì 12 febbraio 2016

L'Ue a Lisbona: preparatevi alla Troika. E dopo il Portogallo toccherà all'Italia

L' attenzione principale dei ministri delle Finanze Ue, riuniti ieri per l' Eurogruppo, è rivolta chiaramente alle banche. Dal presidente del summit Jeroen Dijsselbloem, al commissario agli Affari economici Pierre Moscovici, ai vari ministri giunti alle riunioni a Bruxelles, tra cui il nostro Pier Carlo Padoan, tutti hanno cercato di tranquillizzare investitori e risparmiatori. Il crollo delle Borse mondiali osservato negli ultimi giorni non è dovuto a «un fattore specifico» ma «alle prospettive di crescita globale, che iniziano a essere meno incoraggianti rispetto a qualche mese fa», ha minimizzato il titolare di Via XX Settembre.

Ma l' andamento delle Borse e le perdite delle banche non sono ufficialmente nell' agenda dei lavori, che proseguirà oggi con l' Ecofin. Dietro il polverone dei mercati finanziari, di cui si parlerà sicuramente, ci sono altre questioni che preoccupano i governi europei. E tra queste non è affatto escluso che ci sia pure l' Italia, che resta nel gruppo dei sorvegliati speciali e rischia di seguire le orme del Portogallo, dove la tensione sta salendo giorno dopo giorno. La scorsa settimana, dopo che il nuovo governo socialista ha deciso di approvare una finanziaria anti austerity senza il via libera di Bruxelles, si è sfiorato il peggio. Al termine della riunione straordinaria del collegio dei commissari sulla legge di stabilità Pierre Moscovici ha spiegato che la commissione ha voluto «evitare» una bocciatura secca, che avrebbe comportato pesanti conseguenze, a partire dalla riscrittura della manovra. Il testo è stato, però, accettato «con riserva», così come ha fatto ieri l' Eurogruppo, spiegando che «permangono rischi di non rispetto delle regole». La Ue ha chiesto a Lisbona, che avrebbe offerto la sua disponibilità, di adottare le «misure necessarie» per evitare scostamenti dagli obiettivi di correzione dei conti.

La situazione sarà valutata a maggio, così come quella dell' Italia. Anche se il Portogallo si trova in una situazione peggiore, in quanto già entrato nel «braccio correttivo» previsto dal patto di stabilità a causa del suo deficit-pil al 4,2% nel 2015.
Da qui alla primavera, però, molte cose potrebbero succedere. Anche perché i mercati hanno di nuovo iniziato a puntare i Paesi più fragili. Lo spread tra i titoli di stato decennali lusitani e gli omologhi tedeschi ha sfondato ieri la soglia dei 400 punti, mentre il rendimento ha toccato un massimo di seduta del 4,42%, un' impennata di oltre 75 punti base che costituisce il massimo rialzo giornaliero dal luglio 2013. Per dare l' idea del repentino aumento dei costi di finanziamento, basti ricordare che a fine gennaio il rendimento dei bond decennali si attestava poco sotto il 3%. Il Portogallo, ha sentenziato ieri il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble, al termine di un Eurogruppo che ha ribadito i timori su Lisbona, «farebbe meglio a non allarmare i mercati ancora di più, alimentando le voci sul fatto che vuole invertire il cammino preso», perché «sarebbe molto pericoloso».

Non va meglio alla Grecia, precipitata di nuovo in pieno incubo recessione.
Lo spread è tornato sopra quota 1000 ai massimi dallo scorso agosto e i rapporti con la Commissione sono ridiventati freddissimi. La revisione del programma, già in ritardo di sei mesi, non è ancora stata completata. E restano molte le questioni in sospeso: fondo per le privatizzazioni ancora da creare, riforma delle pensioni contestata dalla piazza e ancora non approvata, malumori per la politicizzazione dell' amministrazione pubblica. Inoltre, da fonti finanziarie emerge che la vigilanza che fa capo alla Bce avrebbe chiesto chiarimenti sulle modalità di ricapitalizzazione delle banche che non ricadono direttamente nella sua competenza, non essendo sistemiche, a partire da Attica Bank, il cui titolo in Borsa ha perso il 44% negli ultimi giorni. Ieri, comunque, il falco Dijsselbloem ha gettato acqua sul fuoco spiegando di essere «ottimista che alla fine si troverà un' intesa».
Le tensioni non risparmiano l' Italia.

Piazza Affari, con il suo -5,63%, è stata la peggiore d' Europa e lo spread si è riavvicinato ai 150 punti dopo una fiammata verso quota 160. Ma Matteo Renzi continua dritto sulla sua strada, macinando incontri bilaterali nel tentativo di incrinare il muro europeo. L' appuntamento clou è per il 26 febbraio, quando vedrà tenterà di spiegare a Jean Claude Juncker che i voti del Pd per la sua nomina erano per favorire la crescita e gli investimenti. Del ministro unico dell' Economia Ue proposto dalla Francia e dalla Germania (e appoggiato pure da Padoan) Renzi non vuole saperne: «Prima bisogna cambiare direzione alla politica economica europea».

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