Il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici usa parole morbide. Assicura che Pier Carlo Padoan è «un eccellente ministro dell’Economia» e «sta facendo tutti gli sforzi necessari». Ma la mappa dell’Europa che accompagna le previsioni della Commissione fornisce sempre lo stesso desolante scenario. Così come lo scorso febbraio, in occasione delle stime invernali, anche nella cartina presentata ieri a Bruxelles per le previsioni di primavera lo stivale italiano continua ad essere l’unica area con il colore più scuro, quello che indica una crescita inferiore all’1%. In altre parole, eravamo e restiamo la maglia nera del Vecchio continente.
Il verdetto della Commissione è chiaro: l’Italia fatica più degli altri paesi europei a ritrovare una crescita solida, e il suo +0,9% del Pil atteso quest’anno la pone all’ultimo posto in un’eurozona che crescerà in media dell’1,7%, in rialzo rispetto alle precedenti stime dell’1,6%. Non va molto meglio sul 2018, con un pil stimato all’1,1% rispetto all’1,8% dell’intera area dell’euro. E non è neanche detto che vada tutto liscio. Secondo Bruxelles, infatti, la crescita «modesta» del nostro Paese può anche trovare ulteriori ostacoli nell’incertezza politica, oltre che nella lentezza del processo di risanamento del settore bancario. Anche la disoccupazione calerà solo marginalmente (11,5% nel 2017 e 11,3% nel 2018), mentre nella zona euro segnerà nel 2018 il record più basso dal 2009 (8,9%).
Per quanto riguarda la finanza pubblica, il deficit è stimato al 2,2% quest’anno, dal 2,4% di febbraio, per effetto della manovra correttiva, e al 2,3% per il 2018, rispetto al 2,6% previsto nelle precedenti stime. Ma l’asticella che potrebbe mettere nei guai l’Italia è quella del deficit strutturale stimato per il 2018, su cui la Commissione dirà la sua parola definitiva la prossima settimana, il 16 o il 17, quando saranno pubblicati i rapporti comunitari di primavera con le raccomandazioni Paese per Paese. Solo allora sarà ufficializzato se l’Italia rispetta o no la regola sul debito. Dalle stime pubblicate ieri emerge che il deficit in termini strutturali peggiorerebbe di 0,3% quest’anno rispetto al 2016 e di un altro 0,2% l’anno prossimo. Sulla base delle regole in vigore e sulla matrice usata per gli aggiustamenti dei conti, l’Italia dovrebbe assicurare una riduzione del deficit strutturale di almeno lo 0,6% del pil. Nel programma di stabilità, il governo ha indicato una variazione strutturale pari allo 0,8% del pil. Si tratterà di vedere se Bruxelles ritiene questi traguardi coerenti. Moscovici non si è sbilanciato più di tanto. «Apprezziamo lo sforzo per 0,19% del Pil fatto dall’Italia», ha spiegato, «ma ora bisogna guardare al corretto aggiustamento per il 2018, che è un work in progress».
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